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giovedì 26 settembre 2013

EFT e l'ARTE DELLA COMUNICAZIONE.



Uno dei più grandi problemi delle persone sta nella incapacità di avere una reale COMUNICAZIONE con l’altro. Un dialogo che sia davvero scambio e occasione di crescita.
Mia madre oggi si è rivelata una specchio illuminante di questo e condivido con voi la mia esperienza.
Per motivi che non sto a specificare, ad un certo punto, parlando di un sintomo che ha, mi ha chiesto “MA CHI MI AVRA’ PROCURATO QUESTO DANNO?” e dato che poi la discussione ha assunto toni caldi e io ho reagito con rabbia mi ha chiesto inoltre “MA HAI TUTTA QUESTA RABBIA – DENTRO?” Lì ha fatto breccia. Mi sono completamente disidentificata dalla rabbia, che davvero, fino ad un minuto prima, era MIA MIA MIA e soprattutto “GIUSTA-GIUSTIFICATA” e mi è venuto da ridere.
Ho mangiato con lei, ho fatto le faccende, e prima di uscire me la sono “spupazzata” riempiendola di bacini.

Prima riflessione: quando qualcosa ci crea disagio cerchiamo un colpevole fuori. È lui che non mi capisce, lei che non si comporta bene, lui che non mi ascolta, la mia mamma che non cambia mai, mia figlia che fa quello che vuole (E per certi versi direi che altro dovrebbe volere fare???? Io pure voglio fare quello che voglio J), lui che mi ha lasciato, l’altro che non mi perdona….

Seconda riflessione: siamo esseri che non possono non comunicare, perciò il secondo istinto, dopo aver provato disagio, è andare dall’altro (il nemico J) e dire quello che pensiamo, ma invece di comunicare quello che abbiamo dentro accusiamo, giudichiamo, critichiamo. (Se state pensando “ma io non lo faccio, non ne sento il bisogno, se litigo con qualcuno anzi non gli parlo più…” oppure “ma io no…. Non vado a rompere le scatole, me ne sto zitta e non parlo, anzi, forse tengo il muso, ma non dico niente”, beh, sono pure queste ipotesi entrambe forme di comunicazione con cui cerchiamo di trasmettere all’altro il nostro disagio. L’altro, che dovrebbe dotarsi di sfera di cristallo per leggervi dentro tutti i nostri pensieri, intenti, emozioni, è così ovviamente, “caldamente invitato” ad accorgersi che QUALCOSA NON VA’).

Pensate a questo esempio.

Lite madre e figlia. (in una famiglia a casoJ)

Ipotesi A: la mamma fa qualcosa che crea dolore-rabbia-disagio nella figlia.
La figlia urla “È colpa tua, sei sempre uguale, non mi ascolti mai, fai sempre di te stessa il centro dell’universo, e ti lamenti, non mi capisci”
BUM. COLPITA.
Se la mamma non è fortemente consapevole la comunicazione è già finita.
Si è dentro la lotta, preda delle emozioni e invece di usarle come navigatori satellitari per capire cosa sta succedendo dentro di noi, quali convinzioni, mondi congelati, ricordi, fantasie e paure ci condizionano, stiamo sprecando un’occasione e creando distanza fra noi e l’altro, quando invece, spessissimo, il disagio lo stiamo provando proprio perché desidereremmo più vicinanza, comprensione ed amore  da chi ci è vicino.

Ipotesi B: la mamma fa qualcosa che crea dolore-rabbia-disagio nella figlia.
La figlia fa un bel respiro, si osserva, ascolta cosa succede dentro di lei e comunica alla madre “In questo preciso momento sono assolutamente incapace di sentirmi compresa da te. Questo episodio mi ricorda altri eventi, in cui ho provato dolore, perché mi sentivo non al centro della tua attenzione. Quando non penso di avere abbastanza attenzione da te sento una grande sofferenza”
Anche la madre più inconsapevole del mondo sentirà entrare in lei un tale tipo di messaggio.
Il dialogo non è CHIUSO, bensì APERTO.
Non è È COLPA TUA, bensi IO MI SENTO……
TUTTA UN’ALTRA STORIA….

Ma come si fa a COMUNICARE DAVVERO?

Direi che il primo passo è CAPIRE COSA STA SUCCEDENDO.

Se ci identifichiamo con i disagi, con i sintomi, con le emozioni che proviamo e pensiamo di essere quella rabbia, quel dolore, quella tensione è vero che probabilmente stiamo reagendo nel modo migliore che conosciamo, però è anche vero che non capiremo fino in fondo i messaggi che essi ci possono comunicare.
Se osserviamo, ascoltiamo e percepiamo cosa sta succedendo IN NOI, se ci concediamo di respirare, e magari anche di contare, prima di reagire, ci concederemo anche il tempo per staccarci dall’onda dell’emozione e della reazione inconsapevole.
Evitare di re-agire è già un grande cambiamento.
Poi, un poco alla volta, potremo esercitarci nel chiederci

COSA MI DICE DI ME QUESTO DISAGIO/EMOZIONE/SENSAZIONE?
A CHI O A CHE COSA STO REAGENDO?
COSA SUCCEDE IN ME?
COSA STO PROVANDO, PENSANDO, RICORDANDO IO, PROPRIO ORA?

Se ci apriamo alla possibilità che le risposte emergano da noi, dal nostro vero io, allora esse non tarderanno e ci daranno l’opportunità di diventare molto più consapevoli, di comprendere meglio noi stessi e poi di poter comunicare con gli altri ciò che realmente abbiamo dentro.

Per il momento non mi spingo oltre, ma vi suggerisco qualche set up che potrebbe essere utile dopo la lettura di questo articolo….

Anche se dubito che qualcosa possa mai cambiare nel mio rapporto con x….
Anche se ogni volta che mi trovo con x si ripetono sempre gli stessi schemi…
Anche se penso che sia colpa sua e basta….
Anche se non capisco perché devo sforzarmi di capire cosa succede in me quando gli altri se ne fregano…
Anche se questa osservazione di se stessi mi sembra una stupidaggine….
Anche se credo che osservarmi non servirà a nulla per cambiare x, perché dovrebbe cambiare lui/lei…
Anche se non mi và per niente di fermare le mie reazioni perché rispetto a quello che fa lui sono giuste….
Anche se penso che x sia irrecuperabile e che non è colpa mia……
Anche se non so come fare a capire cosa succede in me quando mi arrabbio…
Anche se non mi è così facile ascoltarmi….
Anche se non sono abituata ad ascoltarmi…
Anche se non so proprio cosa mi dicano le mie emozioni….
Anche se penso che comunicare sia difficile…..
Anche se vorrei che fosse x a scegliere di essere più consapevole….
Anche se, ti pareva che io cerco sempre una soluzione per migliorare questo rapporto e x no?????...............

Fatemi sapere se avete delle reazioni particolari a questi set up, così potrei suggerirne di più specifici.
Grazie…

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