Uno dei più grandi problemi delle
persone sta nella incapacità di avere una reale COMUNICAZIONE con l’altro. Un
dialogo che sia davvero scambio e occasione di crescita.
Mia madre oggi si è rivelata una
specchio illuminante di questo e condivido con voi la mia esperienza.
Per motivi che non sto a
specificare, ad un certo punto, parlando di un sintomo che ha, mi ha chiesto “MA
CHI MI AVRA’ PROCURATO QUESTO DANNO?” e dato che poi la discussione ha assunto
toni caldi e io ho reagito con rabbia mi ha chiesto inoltre “MA HAI TUTTA
QUESTA RABBIA – DENTRO?” Lì ha fatto breccia. Mi sono completamente
disidentificata dalla rabbia, che davvero, fino ad un minuto prima, era MIA MIA
MIA e soprattutto “GIUSTA-GIUSTIFICATA” e mi è venuto da ridere.
Ho mangiato con lei, ho fatto le
faccende, e prima di uscire me la sono “spupazzata” riempiendola di bacini.
Prima riflessione: quando
qualcosa ci crea disagio cerchiamo un colpevole fuori. È lui che non mi
capisce, lei che non si comporta bene, lui che non mi ascolta, la mia mamma che
non cambia mai, mia figlia che fa quello che vuole (E per certi versi direi che
altro dovrebbe volere fare???? Io pure voglio fare quello che voglio J),
lui che mi ha lasciato, l’altro che non mi perdona….
Seconda riflessione: siamo esseri
che non possono non comunicare, perciò il secondo istinto, dopo aver provato
disagio, è andare dall’altro (il nemico J) e dire quello che
pensiamo, ma invece di comunicare quello che abbiamo dentro accusiamo,
giudichiamo, critichiamo. (Se state pensando “ma io non lo faccio, non ne sento
il bisogno, se litigo con qualcuno anzi non gli parlo più…” oppure “ma io no…. Non
vado a rompere le scatole, me ne sto zitta e non parlo, anzi, forse tengo il
muso, ma non dico niente”, beh, sono pure queste ipotesi entrambe forme di
comunicazione con cui cerchiamo di trasmettere all’altro il nostro disagio. L’altro,
che dovrebbe dotarsi di sfera di cristallo per leggervi dentro tutti i nostri
pensieri, intenti, emozioni, è così ovviamente, “caldamente invitato” ad accorgersi
che QUALCOSA NON VA’).
Pensate a questo esempio.
Lite madre e figlia. (in una
famiglia a casoJ)
Ipotesi A: la mamma fa qualcosa
che crea dolore-rabbia-disagio nella figlia.
La figlia urla “È colpa tua, sei
sempre uguale, non mi ascolti mai, fai sempre di te stessa il centro dell’universo,
e ti lamenti, non mi capisci”
BUM. COLPITA.
Se la mamma non è fortemente
consapevole la comunicazione è già finita.
Si è dentro la lotta, preda delle
emozioni e invece di usarle come navigatori satellitari per capire cosa sta
succedendo dentro di noi, quali convinzioni, mondi congelati, ricordi, fantasie
e paure ci condizionano, stiamo sprecando un’occasione e creando distanza fra
noi e l’altro, quando invece, spessissimo, il disagio lo stiamo provando
proprio perché desidereremmo più vicinanza, comprensione ed amore da chi ci è vicino.
Ipotesi B: la mamma fa qualcosa
che crea dolore-rabbia-disagio nella figlia.
La figlia fa un bel respiro, si
osserva, ascolta cosa succede dentro di lei e comunica alla madre “In questo
preciso momento sono assolutamente incapace di sentirmi compresa da te. Questo
episodio mi ricorda altri eventi, in cui ho provato dolore, perché mi sentivo
non al centro della tua attenzione. Quando non penso di avere abbastanza
attenzione da te sento una grande sofferenza”
Anche la madre più inconsapevole
del mondo sentirà entrare in lei un tale tipo di messaggio.
Il dialogo non è CHIUSO, bensì
APERTO.
Non è È COLPA TUA, bensi IO MI
SENTO……
TUTTA UN’ALTRA STORIA….
Ma come si fa a COMUNICARE
DAVVERO?
Direi che il primo passo è CAPIRE
COSA STA SUCCEDENDO.
Se ci identifichiamo con i disagi,
con i sintomi, con le emozioni che proviamo e pensiamo di essere quella rabbia,
quel dolore, quella tensione è vero che probabilmente stiamo reagendo nel modo
migliore che conosciamo, però è anche vero che non capiremo fino in fondo i
messaggi che essi ci possono comunicare.
Se osserviamo, ascoltiamo e
percepiamo cosa sta succedendo IN NOI, se ci concediamo di respirare, e magari
anche di contare, prima di reagire, ci concederemo anche il tempo per staccarci
dall’onda dell’emozione e della reazione inconsapevole.
Evitare di re-agire è già un
grande cambiamento.
Poi, un poco alla volta, potremo esercitarci
nel chiederci
COSA MI DICE DI ME QUESTO
DISAGIO/EMOZIONE/SENSAZIONE?
A CHI O A CHE COSA STO REAGENDO?
COSA SUCCEDE IN ME?
COSA STO PROVANDO, PENSANDO,
RICORDANDO IO, PROPRIO ORA?
Se ci apriamo alla possibilità
che le risposte emergano da noi, dal nostro vero io, allora esse non tarderanno
e ci daranno l’opportunità di diventare molto più consapevoli, di comprendere
meglio noi stessi e poi di poter comunicare con gli altri ciò che realmente
abbiamo dentro.
Per il momento non mi spingo
oltre, ma vi suggerisco qualche set up che potrebbe essere utile dopo la
lettura di questo articolo….
Anche se dubito che qualcosa
possa mai cambiare nel mio rapporto con x….
Anche se ogni volta che mi trovo
con x si ripetono sempre gli stessi schemi…
Anche se penso che sia colpa sua
e basta….
Anche se non capisco perché devo
sforzarmi di capire cosa succede in me quando gli altri se ne fregano…
Anche se questa osservazione di
se stessi mi sembra una stupidaggine….
Anche se credo che osservarmi non
servirà a nulla per cambiare x, perché dovrebbe cambiare lui/lei…
Anche se non mi và per niente di
fermare le mie reazioni perché rispetto a quello che fa lui sono giuste….
Anche se penso che x sia
irrecuperabile e che non è colpa mia……
Anche se non so come fare a
capire cosa succede in me quando mi arrabbio…
Anche se non mi è così facile
ascoltarmi….
Anche se non sono abituata ad
ascoltarmi…
Anche se non so proprio cosa mi
dicano le mie emozioni….
Anche se penso che comunicare sia
difficile…..
Anche se vorrei che fosse x a
scegliere di essere più consapevole….
Anche se, ti pareva che io cerco
sempre una soluzione per migliorare questo rapporto e x no?????...............
Fatemi sapere se avete delle
reazioni particolari a questi set up, così potrei suggerirne di più specifici.
Grazie…
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