Moira ha 55 anni. La madre, cui
era molto legata, è morta il mese scorso.
Mi telefona per fare una sessione
perchè, passato il periodo in cui tutti, amici e familiari, le sono stati
vicini dopo il lutto, comincia a temere la solitudine e “i buchi nelle
giornate”, come li chiama lei.
Le chiedo come si sente, cosa
prova.
Mi risponde che le mancano soprattutto
le chiamate che faceva alla mamma, mattina e sera, per sentirla e per
raccontarsi la giornata. Ora tutti i familiari stanno pian piano tornando alle
loro vite e lei percepisce ancora di più questi momenti vuoti.
Le chiedo di pensare alla sua
vita attuale e a questi “buchi” nelle sue giornate e di dirmi quale emozione
prova.
Mi risponde che prova paura e che
comincia a mancarle il respiro.
Le chiedo di picchiettare e
restare in contatto con questa emozione e questa sensazione fisica che prova.
Mi dice che si chiede se, ora che
è morta la madre, potrà farcela ad affrontare la vita.
Decido di utilizzare un approccio
metaforico attraverso una visualizzazione guidata, le domando di chiudere gli
occhi e di immaginare che dalle sue gambe e dai suoi piedi partano delle radici
che entrano nel suolo, dove possono ricevere nutrimento.
Sempre picchiettando Moira mi
risponde che non ce la fa proprio. Vede appena appena degli abbozzi di
germoglietti, ma non arrivano a terra.
Mi dice che lei è solo una
piantina appena abbozzata.
Le faccio ripetere:
Anche se in me c’è la convinzione
di essere solo una piantina appena germogliata, recupero tutta la mia energia
legata ad essa e la riallineo al mio centro.
Moira continua a picchiettare e
dopo un pò mi dice che ha un terrore folle di fare degli esami clinici e
scoprire un esito molto brutto (la mamma è morta di tumore).
Le viene quasi un attacco di
panico al solo pensiero.
Ripete con me:
Anche se in me c’è la paura di
scoprire di avere una brutta malattia recupero tutta la mia energia legata a
questa idea e la riallineo al mio centro.
Moira fa un sospiro e mi dice che
da sempre ha paura che succeda qualcosa
“all’improvviso”.
Le chiedo di tenere gli occhi
chiusi e percorrere tutta la sua vita all’indietro alla ricerca del primo
momento in cui ha sentito questa paura.
Mi risponde istintivamente che ha
10 anni.
Quando le domando cosa c’è
intorno a lei mi risponde che ne ha 3, invece, e che è in una specie di
colonia, dentro un lettino rosso, con le sbarrette di legno. Mi dice di vedersi
dall’esterno mentre piange disperata perchè vuole la mamma. All’improvviso entra
una signora e le toglie il ciuccio lasciandola ancora più disperata.
A questo punto è il caso di
trattare questo ricordo doloroso, che ancora si fa sentire dopo tutti questi
anni come un mondo congelato che influenza la vita di Moira.
E’ importante scioglierne quanti
più aspetti, perciò applichiamo EFT INTEGRATA alla parte di Moira rimasta
bloccata in quella scena, all’immagine del lettino, al ricordo della donna che
le toglie il ciuccio, alla sensazione di solitudine, alla paura che succeda
qualcosa all’improvviso, alla fantasia che possa sempre succedere qualcosa di
brutto.
Alla fine Moira apre gli occhi
stupefatta e mi dice di vedere un’altra scena: l’immagine è quella di piccole
radici che spuntano dai suoi piedi, ma sono abbastanza robuste da bucare la
terra.
La invito a fare ancora qualche
giro di EFT sull’idea di essere piccola e indifesa e sul fatto che coloro che
amano, anche se la amano, non la possono “proteggere dalla vita”.
Moira si illumina.
“ E’ vero – mi dice – la penso
proprio così. Infatti quando avevo 20 anni avevo un fidanzato che mi ha
lasciato anche se mi diceva che mi amava.”
Aggiunge che lei ha bisogno di
qualcuno che la protegga perchè non ha coraggio...
Dato che il nostro inscontro è quasi
giunto al termine, utilizzo ancora un pò di EFT su questa convinzione.
Alla fine Moira dice di sentirsi
molto meglio. A questo punto si rende conto che lo schema di paura che parte in
automatico quando si ritrova sola o pensa alla propria salute è dovuto non solo
a molti episodi vissuti (che affronteremo uno alla volta), ma anche a
meccanismi appresi dalla madre e dalla nonna, cui era molto legata.
Fissiamo un’altra seduta per
togliere ancora strati e sciogliere sempre più mondi congelati, di modo che
Moira possa abbandonare la modalità di reazione attuale, appresa nel passato ma
non più funzionale, che le impedisce di vivere la sua vita serena come vorrebbe.
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