domenica 9 maggio 2021

Eft per l’idea di essere invisibile.

 




Ti capita o ti è mai capitato di sentirti invisibile?
Ti capita o ti è mai capitato di sentire di non essere ascoltato, accolto, perfino visto per ciò che sei?
La verità è che molte persone, negli anni della prima infanzia hanno vissuto una ferita da indifferenza, che, se non sanata, continua a condizionare il loro modo di vivere le proprie relazioni con gli altri, anche una volta diventati adulti.
La ferita da indifferenza viene spesso provocata da un atteggiamento di distacco da parte di uno o di entrambi i genitori, che porta il bambino a pensare di “non essere visto per ciò che è”, di non esistere agli occhi degli altri.
Le motivazioni per cui un bambino può vivere una ferita da indifferenza possono essere le più disparate: genitori troppo impegnati, troppo assenti anche se non fisicamente, segreti, lutti o altri figli che paiono distrarre dal bambino in questione, nostalgia per altri figli premorti, legami familiari inconsci.
A volte, pur essendo i genitori attenti alle necessità del figlio, la stessa ferita nasce per il modo in cui il bambino percepisce la risposta dei genitori rispetto ai suoi bisogni, ad esempio perché il bambino avrebbe delle necessità che i genitori non sono in grado di comprendere.
Qualunque ne sia l’origine, se il bambino vive episodi in cui si sente trattato con indifferenza inizierà a dubitare della sua stessa possibilità di sopravvivere e a vivere quotidianamente in uno stato di paura che, se non elaborato, si ripercuoterà anche sulla vita adulta. Il bambino che vive una ferita da rifiuto può acquisire delle strategie di sopravvivenza differenti, come ad esempio cercare di fare di tutto per essere visto, anche adottando comportamenti estremi, o, al contrario, cercare di mettersi in risalto il meno possibile, per restare nella discrezione della sua invisibilità, quasi che ormai sentisse come un pericolo esporsi alle attenzioni degli altri.
Se la ferita primaria non viene risolta, tutte queste strategie vengono perpetuate anche quando ci si trova, da adulti, a vivere il ruolo di partner, amici, genitori, colleghi di lavoro, o perfino nonni.
Questo finisce per creare inevitabili problemi nella possibilità di interagire con gli altri e soprattutto con coloro che che si amano. Fin troppo spesso, infatti, le persone che si hanno accanto vengono caricate del dovere di compensare la propria ferita, di far sentire speciali, di dare tutte le attenzioni che si pensa di non aver avuto prima e si riversano su di loro, qualora questo non accada, rabbia, dolore e sfiducia che hanno origine nel passato, oppure le si tratta con distacco e indifferenza, restando sempre in superficie nei rapporti, per l’inconscio timore di ricevere un amore fino a quel momento sconosciuto.
La soluzione è affrontare il passato e utilizzare le tecniche energetiche per sciogliere quei mondi congelati che ci impediscono di vivere al meglio la nostra vita, riuscendo finalmente a superare la ferita da indifferenza e sviluppare in modo magari inedito le nostre doti, i nostri talenti e anche la nostra fiducia in noi stessi.
Se quello che hai letto ti sembra familiare puoi ascoltare questa registrazione di una mia partecipazione alla WEB RADIO VISIONE ALCHEMICA dove abbiamo parlato di ferita da indifferenza:

domenica 2 maggio 2021

Migliorare l’autostima con EFT

 








Ti è mai capitato di dire “Non so se ce la posso fare?”
Ti sei mai sentito “di poco valore”, anche se ottenevi dei successi?
Quando capita che qualcosa va storto ti chiedi se sei tu che non hai fatto abbastanza?
Pensi mai “Non sono abbastanza bravo, non ho studiato abbastanza, chi sono io per avere successo in questo o in quello”?
Tutte queste affermazioni potrebbero avere a che fare con una scarsa autostima e la scarsa autostima può davvero crearti parecchi problemi nella vita di tutti i giorni.
Ecco perché voglio parlarti di come migliorare l’autostima con eft, anzi, ti propongo degli esercizi pratici e immediati, da fare subito.
Prima però ti invito a fare un passo indietro per capire meglio cosa significa la parola “autostima”.

Chi penso di essere? come mi vedo? Cosa vedo di me?
Come teorizzava William James il nostro livello di autostima dipende dalla differenza fra il sé percepito e il sé ideale.
Se l’autostima è una percezione assolutamente soggettiva del nostro valore personale è anche vero che ci possono essere squilibri anche molto grandi fra ciò che pensiamo di essere e ciò che pensiamo di dover essere.
Per fare un esempio esplicativo io posso anche andare bene a scuola e prendere tutti voti intorno al 7, ma se nella mia immagine mentale di come dovrei essere c’è la convinzione che se non prendo 9 non valgo nulla, proverò emozioni negative ogni volta che mi viene consegnata una verifica che ha un punteggio sotto il nove.

Le basi del nostro senso di autostima, dell’idea di come siamo e di come dovremmo essere vengono generalmente gettate nella prima infanzia.
Il tipo di relazioni che abbiamo vissuto e interiorizzato, esperienze negative che non abbiamo elaborato, l’apprendimento di comportamenti frutto di autosvalutazione, le continue critiche, un’educazione troppo rigida che non valorizza la persona e i suoi talenti, elementi del carattere, convinzioni disfunzionali e pensieri negativi possono minare l’autostima creando grossi limiti alla propria capacità di essere assertivi, efficaci e di adattarsi ai cambiamenti.
I bambini che sperimentano una scarsa autostima e uno scarso senso di sicurezza interna possono esprimere il loro disagio con modalità differenti fra loro, che poi, quasi sempre, resteranno le modalità di comportamento principali anche nella vita adulta. In alternativa a ciò può anche intervenire un processo di “ribellione”, per cui per difesa si adotta il comportamento opposto a quello che adottavamo da bambini.
Fra le modalità di reazione ad uno scarso senso di sicurezza di sé ci sono, ad esempio:
La passività: il bambino o la persona si rendono il più invisibile possibile, non chiedono aiuto, vivono in silenzio il loro disagio, evitano i conflitti, non esprimono la loro opinione. Difficilmente la persona che adotta queste reazioni riesce a sopportare di essere al centro dell’attenzione, preferirebbe sparire.

L’iper-espressione/iperattività: il bambino o l’adulto cerca di mettersi sempre al centro dell’attenzione, il desiderio principale è quello di essere visto e considerato, i comportamenti che adotta non sempre sono ortodossi e spesso recano anche fastidio agli altri, ma la necessità di stare al centro, di venir riconosciuto e notato prevale su tutto.

La fuga dalle relazioni: il bambino o l’adulto cerca di evitare i contatti interpersonali, pensa di subire torti e ingiustizie e si isola per protezione, evitando la relazione per non venirne deluso. La vicinanza affettiva con qualcuno sembra dargli fastidio.


L’eccessivo senso di responsabilità/ricerca del perfezionismo: siccome il bambino o l’adulto non crede di valere è alla continua ricerca della perfezione in quello che fa, si assume spesso la responsabilità di tutto quello che può, tende a voler fare sempre di più e sempre bene per dimostrare che vale. Il timore che vive la persona con questo tipo di comportamento è di sbagliare e deludere le aspettative altrui.

Riassumendo quello che sosteneva lo psicologo James, l’autostima risponde alla domanda “Cosa penso di me?” 
E tanto più il “come penso di essere” è distante dal “come penso che dovrei essere”, tanto minore sarà la propria autostima e maggiore il livello di sofferenza percepito.

Con eft è possibile iniziare un percorso che aiuti a smontare tutte quelle convinzioni, ma anche fantasie che non ci permettono di percepire il nostro reale valore perché costantemente impegnati a confrontarci con un’immagine ideale e quasi sempre irraggiungibile che ci siamo auto imposti o che ci hanno “cucito addosso” gli altri. Applicando EFT per l’autostima è anche possibile rielaborare tutti quegli episodi del passato e gli eventuali vissuti relazionali che ci hanno portato a non essere in grado di valutare con obiettività noi stessi, imparando così ad apprezzarci e a stimarci per come siamo.

Inizia subito:

Trova un luogo tranquillo e mettiti in una posizione comoda.
Rilassati e respira.
Stimola il sistema energetico e ripeti:
Anche se non penso di andare bene cosi come sono mi apro alla possibilità di amarmi ed accettarmi lo stesso.
Ascolta le emozioni che emergono.
Focalizza cosa si solleva a livello di reazioni fisiche, emotive e di pensiero.
Se emergono emozioni, ricordi disturbanti, idee, pensieri e convinzioni ti ricordo che puoi trattare ogni singolo aspetto con EFT.

Ecco altre frasi che puoi prendere come frasi di partenza:

Anche se non so se ce la posso fare, mi apro alla possibilità di farcela.
Anche se mi sento di poco valore, tutto questo può cambiare e mi apro alla possibilità che cambi.
Anche se penso sempre di non fare abbastanza e questo mi crea disagio, mi apro alla possibilità che tutto cambi.
Anche se non ho la percezione di valere, mi amo e mi accetto così come sono.
Anche se non sono in grado di mettermi in luce perché penso di non valere niente tutto questo può cambiare.

Per ogni giro che fai ascolta le emozioni che emergono.
Focalizza cosa si solleva a livello di reazioni fisiche, emotive e di pensiero.
Se emergono emozioni, ricordi disturbanti, idee, pensieri e convinzioni ti ricordo che puoi trattare ogni singolo aspetto con EFT.







domenica 25 aprile 2021

EFT E LA FRETTA DEL LAVORO SU DI SE'

 EFT e la fretta del lavoro su di sé è un titolo accattivante da sviluppare, per chi, come me, ha vissuto una vita di fretta, convinta che perdere tempo fosse peggio che perdere un organo.


Ma una delle più grandi sfide, quando si tratta di Eft e lavoro su di sé, è proprio la fretta.
Spesso le persone arrivano alle tecniche energetiche come se fossero il primo porto sicuro dopo un viaggio periglioso, sofferto, e per molti dolorosissimo.
Il primo impatto è quasi per tutti positivo, sorprendente: stimolando il proprio sistema energetico si avvertono cambiamenti immediati.
E lì comincia il problema: molti si lasciano affascinare dall’idea che si possa avere tutto e subito, a volte accompagnata dalla fantasia che per fare il lavoro su di sé non serva scavare nel passato o portare a galla ricordi e vissuti dolorosi.




Certo EFT è un’arte, non smetterò mai di ripeterlo, e ognuno può interpretarla a modo suo, ovviamente.
Inoltre EFT è un insieme di tecniche energetiche, quindi non ha assolutamente la pretesa di sostituirsi alla medicina ufficiale, e in caso di patologie non può in alcun modo essere intesa in alternativa al parere del medico curante, dello psicoterapeuta o dello specialista.
Tuttavia, quando parliamo di EFT e delle tecniche sorelle da essa derivate parliamo di emozioni, di energia, di blocchi energetici dovuti ad eventi non elaborati e se è vero che ognuno ha il suo percorso e un diverso viaggio da fare, anche quando si parla di lavoro su di sé, è altrettanto vero che non rende assolutamente onore a EFT nella sua moderna accezione pensare che sia una bacchetta magica che può far sparire le nostri emozioni dolorose in un battibaleno e senza alcuna fatica da parte nostra.

Prendere per buona questa idea ci mette in un campo di aspettative irrealistiche che nella maggior parte dei casi finisce per farci abbandonare l’uso delle tecniche energetiche e di eft in particolare dicendo “tanto con me non funziona”.
La verità comunque è che per fare del vero e serio lavoro su di sé sono richiesti la disponibilità a crescere in autoconsapevolezza e responsabilità, la costanza di praticare la tecnica o il sistema che abbiamo scelto per un congruo periodo di tempo e l’umiltà di chiedere aiuto quando e se dovesse servire.
Anche quando stiamo già facendo un percorso di crescita personale, poi, può capitare il caso che ci troviamo per le mani una problematica e desideriamo ottenere “subito” dei miglioramenti, così, se questo non capita, possiamo ritrovarci in uno stato di delusione, rabbia e disperazione che rischiano di portarci fuori strada anziché agevolare una soluzione.

Perciò, prima di iniziare un lavoro con le tecniche energetiche o con eft, o se ti senti in stallo con il tuo lavoro su di te, o se hai la netta impressione che non otterrai mai dei risultati la prima cosa che ti consiglio di fare è un giro di eft proprio su come ti senti, sulle tue aspettative sui risultati e sulle tue convinzioni su ciò che il lavoro su di te di dovrebbe portare, come e in quanto tempo.

Questo libera il campo per nuovi sviluppi, anche alcuni che non ti aspetteresti mai...



Se hai dubbi, domande o perplessità non esitare a scrivermi.


Virna e

domenica 18 aprile 2021

INTELLIGENZA EMOTIVA: come usarla per il tuo benessere

 


Intelligenza emotiva, cosa ne dice WIKIPEDIA:
L’intelligenza emotiva è un aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni. L’intelligenza emotiva è stata trattata la prima volta nel 1990 dai professori Peter Salovey e John D. Mayer nel loro articolo “Emotional Intelligence”. Definiscono l’intelligenza emotiva come “La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”. (…)
Tale definizione iniziale è stata poi successivamente aggiornata in quanto appariva imprecisa e priva di un ragionamento sui sentimenti, trattando solo la percezione e la regolazione delle emozioni. È quindi stata definita come segue: “L’intelligenza emotiva coinvolge l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione; l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”.
Il tema dell’intelligenza emotiva è stato successivamente trattato nel 1995 da Daniel Goleman nel libro “Emotional Intelligence” tradotto in italiano nel 1997 “Intelligenza emotiva che cos’è perché può renderci felici”. Grazie a questo libro quindi anche in Italia il tema dell’intelligenza emotiva ha iniziato ad essere utilizzato e studiato sia in ambito psicologico che anche in ambito organizzativo/aziendale.


INTELLIGENZA EMOTIVA, perché serve svilupparla:

Come ho scritto nel mio E-book gratuito su EFT “Con EFT E SET nel Paese della Consapevolezza”:
“A volte pensiamo che le nostre emozioni siano sbagliate… o peggio, proprio perché proviamo una certa emozione pensiamo di essere noi “sbagliati”.
Quante volte hai provato rabbia, dolore, o altre emozioni, hai reagito in conseguenza a ciò che sentivi e poi ti saresti tirato una martellata sul piede perché magari il solo fatto di provare quella emozione non ti ha fatto comportare come avresti voluto…?

NON ESISTONO EMOZIONI GIUSTE ED EMOZIONI SBAGLIATE.
NON ESISTONO EMOZIONI BUONE ED EMOZIONI CATTIVE.
ESISTONO PERÒ EMOZIONI ADEGUATE ED EMOZIONI INADEGUATE.
(sia le Iper (eccessive) che le Ipo (quasi inesistenti) reazioni sono inadeguate).

MA NON È MAI L’EMOZIONE CHE DOBBIAMO “ATTACCARE”.
L’EMOZIONE È UNA MESSAGGERA, UN AMBASCIATORE, E SOPPRIMERE L’AMBASCIATORE SIGNIFICA SOLO NON RIUSCIRE A SCOPRIRE QUALE ERA IL MESSAGGIO PER NOI.
(…)
Le emozioni adeguate sono sempre frutto del tuo essere radicato nel momento presente, del vivere esattamente nel fluire della tua vita, cioè nel QUI ed ORA.
Le emozioni inadeguate sono frutto di tracce di memoria che ti sono rimaste appiccicate addosso dal passato o di proiezioni (fantasie) sul tuo futuro (quasi sempre influenzate/create sulla base di esperienze passate).
(…)
La cosa più utile, a mio avviso, quando si prova un’emozione che “ti disturba”, è chiedersi
CHE COSA MI STA DICENDO DI ME (OGGI)?”

Imparare ad ascoltare e a gestire le tue emozioni, accorgendoti della differenza fra una emozione adeguata a ciò che stai vivendo, a ciò che è davanti a te in un determinato momento, e una emozione che è frutto dei tuoi film mentali, produzioni di un vissuto non elaborato, è una componente fondamentale del diventare persone adulte, in grado di far ricorso a tutte le proprie risorse, e restare in comunicazione con il proprio Sé superiore.


INTELLIGENZA EMOTIVA: come distinguere le emozioni adeguate da quelle inadeguate?

Una esperienza emotiva si articola in tre fasi:
EVENTO
PENSIERO
REAZIONE EMOTIVA – COMPORTAMENTALE
Un evento funge da attivatore.
Per ciascun evento si attiva in te un dialogo interiore.
Provi una emozione.
Se accade un evento negativo, come un lutto, provare emozioni come tristezza, dolore, e in uno stadio iniziale perfino rabbia, è assolutamente normale e fisiologico.
Quando però provi delle emozioni spiacevoli troppo intense; prolungate nel tempo; in modo disgiunto da qualunque evento esterno; oppure in relazione ad eventi esterni molto lontani nel passato; o ancora come conseguenza di immagini “mentali” di come potresti finire per vivere nuove esperienze negative nel futuro, ciò è dovuto al fatto che sei probabilmente preda di pensieri irrazionali.
Modificando il tipo di pensiero che formuli è possibile intervenire sulle tue emozioni.


INTELLIGENZA EMOTIVA: come cambiare pensieri per cambiare le nostre emozioni

Affrontiamo praticamente il caso in cui una emozione che stai vivendo ti porta a soffrire intensamente:
1- focalizza nel dettaglio l’emozione o le emozioni che provi
2- focalizza come questa emozione influisce sul tuo corpo, cosa vivi, quali reazioni stai avendo?
3- chiediti chi o che cosa ti procura questa emozione?
4- chiediti che cosa pensi di questa persona – cosa – situazione – evento – ricordo ecc. ecc.
5- Inizia a stimolare il tuo sistema energetico. 
6- Utilizza la frase seguente:
RILASCIO OGNI ATTACCAMENTO EMOTIVO A ……pensiero…
Esempio:
a. emozione RABBIA
b. sento un crampo nello stomaco
c. provo rabbia perché ho litigato con una amica e non mi ha dato ragione
d. penso che avevo ragione io
e. STIMOLA IL SISTEMA ENERGETICO
f. RILASCIO OGNI ATTACCAMENTO EMOTIVO ALL’IDEA CHE AVEVO RAGIONE IO
g. respira, rilassati e valuta cosa cambia e cosa emerge
h. eventualmente ripeti la frase su ogni cosa che è emersa


Buon lavoro

Virna 

domenica 11 aprile 2021

EFT PER IL CAMBIAMENTO

Molto spesso, quando ci si rivolge ad un coach o ad un counsellor, si decide di apprendere una tecnica di auto aiuto, energetica o meno, oppure si inizia un percorso di crescita personale lo  si fa perché si desidera che avvenga un cambiamento nella nostra vita.

Facciamo corsi, impariamo nuove cose, cambiamo le nostre prospettive, arricchiamo la nostra consapevolezza, mutiamo la visione del mondo e poi, nonostante tanti sforzi, ci sono aree della nostra vita in cui magari il cambiamento arriva liscio liscio e altre in cui pare non giungere mai…
Certi giorni riusciamo ad essere ottimisti, certi altri facciamo finta di nulla, altri ancora lo invochiamo come un assetato nel deserto invocherebbe l’acqua, altri siamo proprio fiduciosi che proprio l’ultimo passo sia stato quello buono… però a volte,  magari in certi ambiti determinati, piuttosto che in altri, ci pare che un cambiamento non debba avvenire mai e finiamo per sentirci come se un particolare evento - lezione si dovesse ripresentare ancora e ancora, uguale nella sua essenza a tanti altri prima, come in una lunga serie di fotocopie, mentre noi ci troviamo a dire “di nuovo???!???!”  

Facendo corsi e trattando tante persone mi sono trovata spesso di fronte a situazioni del genere…
Persone che hanno fatto magari tantissimi passi per migliorare se stessi e la propria condizione di vita a volte ammettono “però quella cosa lì, quella in particolare, mica cambia, uhm, e invece come vorrei che cambiasse!”

Ricordo bene un episodio avvenuto mentre stavo conducendo un seminario su EFT e le fiabe, e la fiaba scelta era “La donna scheletro”, tratta dal libro di Clarissa Pinkola Estés “Donne che corrono coi lupi”.

Quella storia parla dell’amore, della vita, della morte, della paura e del coraggio e del cambiamento…

Affrontare il cambiamento ha quasi sempre a che fare con l’affrontare la paura della “morte”.
La morte delle proprie illusioni, delle proprie abitudini, degli schemi con cui ci siamo abituati a interpretare il mondo e che spesso utilizziamo con tanto “orgoglio” perché definiscono ciò che siamo.

Molto spesso non riuscire a ottenere un cambiamento nella nostra vita ha a che fare con una serie di fattori che in qualche caso, ad una prima analisi, ci sfuggono o non teniamo nel debito conto…

Prima di tutto, a mio avviso, cambiare ha a che fare con COSA PENSIAMO DI NOI STESSI, CHI PENSIAMO DI ESSERE.

Magari siamo persone con tutto il potenziale per essere uomini o donne perfettamente realizzate nel lavoro, negli affari, nei rapporti sociali, ma per qualche ragione abbiamo dentro di noi qualcosa che ci limita… per parafrasare una mia collega “abbiamo tutta una serie di strutture e sovra strutture dentro di noi, che magari in un certo momento ci sono state utili, per ottenere qualcosa, o per evitare qualcosa d’altro, ma che poi ci limitano, perché le facciamo nostre a tal punto che non pensiamo di poterci spingere più in là.” Che si desideri chiamarli “zona comoda”, convinzioni limitanti, limiti, schemi, retaggi, o in qualunque altro modo, spesso siamo così “affezionati” ai nostri “indici” che difficilmente ce ne liberiamo.

Questo avviene perché tutto ciò che abbiamo messo insieme, a livello di convinzioni, ma anche di semplici informazioni, nel corso degli anni che abbiamo vissuto, hanno finito per definire, prima ancora che il mondo esterno, CHI SIAMO NOI, o meglio, CHI PENSIAMO DI ESSERE…

Una mia corsista, dopo una serie di picchettamenti, mi ha detto: “Ma sai che è vero. IO SONO ALLERGICA. Ogni primavera io comincio ad avere i sintomi dell’allergia e le persone mi stanno tutte intorno per chiedermi: “Ma come stai? Ma come và? Trovato qualche rimedio….??” E io beneficio delle loro attenzioni, che se non fossi allergica non so se attirerei”.

Un’altra considerazione che mi sorge spontanea è che spesso, come ha ben scritto Neale Donald Walsh nel suo libro “Quando tutto cambia, cambia tutto”, moltissime persone, vorrei dire la maggior parte, considera fondamentalmente il cambiamento come negativo, perché per una infinita serie di motivi non  riescono più a percepire che il cambiamento è il principio fondamentale della vita…

Il succedersi delle stagioni; del giorno e della notte; il passare dalla fase embrionale a quella fetale, e poi all’essere bambino, adolescente, adulto, anziano; il fatto che prima siamo figli e poi faremo figli a nostra volta; il fatto che proveniamo da una famiglia ma poi ne formiamo una nuova, fosse anche composta solo da noi stessi; il fatto che ogni pianta prima di essere in grado di fare frutti deve essere arrivata da un seme… ecc… ecc….. tutto nella vita ci mette di fronte al CAMBIAMENTO…

Noi però, spesso, ci attacchiamo, ci leghiamo, ci “intestardiamo” su qualcosa, pensiamo di poter conservare delle condizioni come immutabili, ci attacchiamo ad una persona, ad una attività, ad una relazione, ad un hobby e qualcuno arriva a dire “questo è tutto ciò che ho nella vita e guai a chi me lo toglie”.

La verità è che spesso non crediamo che un cambiamento possa portare qualcosa di buono…ABBIAMO PAURA e così, quando qualcosa non funziona, piuttosto che cambiare, preferiamo investire ogni nostra forza per cercare di mantenere lo stato delle cose ad ogni costo, magari ricorrendo a “soluzioni estreme” come “fare di più di qualcosa”, (ad esempio se un fidanzamento non và spesso si pensa che sposandosi le cose miglioreranno J), oppure ci viene l’idea di tornare ad una condizione precedente, perché almeno la conosciamo (magari proviamo un nuovo lavoro, non funziona, allora torniamo a fare un lavoro che non amiamo ma che ci da sicurezza, piuttosto che provare a metterci in gioco con una attività ancora diversa).

Leggendo “La donna scheletro”,  il concetto della morte, della ciclicità della vita, del cambiamento sono emersi davvero in maniera forte..

La Estés scrive che “Ci hanno insegnato che la morte è sempre seguita ancora dalla morte. Non è così: la morte tiene sempre in incubazione una nuova vita, anche quando la propria esistenza è arrivata all’osso.”

Ecco allora che mi permetto di prelevare, in qualche caso lievemente modificate, alcune domande presenti nel commento alla storia, e ti suggerisco di portele, quando sei in una fase in cui desideri fortemente un cambiamento, ma il cambiamento tarda ad arrivare…utilizzando SET come supporto.

Prendi carta e penna per appuntare tutto quello che emergerà.
Cerca un luogo in cui puoi stare tranquillo e ritagliati almeno un’ora di tempo…
Inizia a picchiettare e chiediti:

A CHE COSA DEVO DARE PIU’ MORTE OGGI, PER GENERARE PIU’ VITA?
CHE COSA SO CHE DOVREBBE MORIRE MA ESITO A PERMETTERLO?
CHE COSA DEVE MORIRE IN ME PERCHE’ POSSA CAMBIARE (questa situazione – circostanza – dinamica possa cambiare)?
CHE COSA DOVREBBE MORIRE OGGI?
CHE COSA DOVREBBE VIVERE?
A QUALE VITA TEMO DI DARE LA NASCITA?
E SE NON ORA, QUANDO??

Ovviamente poi puoi (e io lo consiglio vivamente) fare EFT su ogni cosa che è emersa, partendo da quella che per te sembra più importante, o che ha comunque più carica in una scala di valutazione da 0 a 10.

Buona consapevolezza, buona picchettamento, e buon cambiamento a tutti.




domenica 4 aprile 2021

EFT E AUTOSTIMA

 








I fattori che hanno contribuito alla formazione della nostra autostima datano spesso molto indietro nel tempo, ai nostri primi tentativi di affrontare il mondo, da bambini e sono quasi sempre collegati con l’atteggiamento delle figure adulte di riferimento nei nostri confronti.
Avere vicino persone troppo insicure, troppo apprensive, che magari temevano che ci potessimo far male, o causare problemi e non facevano altro che ricordarcelo ad ogni passo, nella maggior parte dei casi non ha certo contribuito a migliorare la nostra opinione di noi stessi o sul mondo….
Frenarci per “il nostro bene” con frasi tipo:
“attento che ti fai male”;
“non fare così che è pericoloso”;
“non giocare con quei bambini, non puoi farti che del male insieme a loro, sono troppo grandi”;
“io so cosa va bene per te, tu no”;
“non sei in grado di decidere da solo”;
“ti ricordi quella volta che hai voluto fare di testa tua e come è finita, lascia fare a chi ne capisce del tuo bene”…..
e via così, pur non essendo fatto a fin di male a volte ha contribuito nel farci accumulare tutta una serie di convinzioni limitanti, paure, insicurezze e ricordi “congelati” che anche molto tempo dopo rischiano di non farci vivere liberamente e secondo i nostri desideri.

Quando A.G. si rivolge a me mi racconta che il suo problema ha a che vedere con l’autostima e con la necessità di avere continue conferme sul proprio operato, anche nel lavoro, pena non reputarsi brava abbastanza e attivare la tendenza a rinunciare e vedere tutto in maniera negativa.
Inoltre ha delle grandi difficoltà a farsi pagare per il lavoro. Si occupa di trattamenti olistici ed è anche brava, ma si è sempre fatta pagare poco. Con grande “fatica” è riuscita a convincersi ad aumentare la tariffa dei suoi trattamenti da 25 a 30 euro l’ora.

Mentre parla facendo SET, riaffiora spontaneamente il ricordo di quando, da bimba piccolissima, aveva imparato a camminare molto presto, e pur rendendosi conto di essere capace non si lasciava mai andare se non c’era qualcuno a sostenerla.
Non le serviva però che le dessero la mano, le bastava sentire anche solo la punta del dito di un adulto sulla spalla e si metteva a camminare, diversamente si rifiutava di farlo.
Il dito di un adulto funzionava da “coperta di Linus”.
A.G. è andata avanti così fino a 17 mesi, quando finalmente ha iniziato a camminare anche senza che qualcuno la toccasse.

Questo ricordo entra di diritto nel giro di EFT

Punto karate: Anche se la mia autostima è così bassa, ma così bassa, che mi servono continue rassicurazioni, altrimenti non mi reputo in grado di far nulla…. Mi amo e mi accetto comunque e mi apro alla possibilità di trovare in me stessa le rassicurazioni che mi servono….
Sopra la testa: Oppure no, come quando avevo imparato a camminare, ma non lo facevo se non c’era qualcuno a sostenermi…
Adesso non posso chiedere a qualcuno di appoggiarmi un dito sulla spalla.
Sopracciglio: Ma posso comprarmi uno di quegli strumenti che usano i poliziotti infiltrati, da mettere nell’orecchio, per farsi suggerire le cose da dire…
E pagare qualcuno perché mi rassicuri…
Lato dell’occhio: Ho perfino aumentato la mia tariffa oraria, da 25 a 30 euro, 5 euro l’ora li posso dare a qualcuno perché mi rassicuri_
(a questo punto A.G. picchietta ridendo)
Sotto l’occhio: Questa idea non mi sembra buonissima…. Cosa faccio se mi sveglio in piena notte e sento la necessità di essere rassicurata?
Sotto il naso: Posso sempre avviare un proficuo scambio con qualcuno che abita in Australia.
Sotto il labbro: quando qui è notte e lì è giorno chiamo lì…

Clavicole: e mi faccio rassicurare
Sotto ascella: ho sempre bisogno di essere rassicurata
Sotto seno: altrimenti non valgo proprio nulla

Picchiettando i punti delle dita chiedo ad A. G. se per caso c’è qualcuno nella sua vita presente o passata che sia così insicuro.
Mi risponde che il padre era insicuro allo stesso modo.

Facciamo un secondo giro sull’essersi fatta carico delle insicurezze paterne.


Punto karate: Anche se voglio così bene a mio papà che ho deciso di essere insicura come lui…. Mi amo e mi accetto comunque e mi apro alla possibilità di fare ciò che è meglio per me.
Sopra la testa: Sono fedele alla famiglia
Sopracciglio: Voglio essere come papà.
A.G. mi dice che il padre è morto da molti anni.
Lato dell’occhio: Ho necessità di essere insicura come papà, perché gli volevo tanto bene.
Sotto l’occhio: Gli voglio tanto bene
Sotto il naso: Posso concedermi di essere più sicura, di sentirmi più sicura.
Sotto il labbro: voglio essere me stessa.

A.G. mi dice che durante il giro è comparsa una sensazione sgradevole, si sente una grande pesantezza, come una cappa opprimente intorno alla testa.
Continuiamo a picchiettare e A. G. afferma che l’insicurezza la fa da padrona in famiglia, anzi, in entrambi i lati della famiglia.

La nonna materna, una volta rimasta vedova, senza l’appoggio del marito, ha deciso di suicidarsi.
La madre, rimasta prematuramente vedova a sua volta, ha deciso di chiudere con molte attività e cose che faceva insieme al marito. Ha “ucciso” una parte di sé.


Facciamo un terzo giro in cui mettiamo tutte affermazioni adatte a lasciare andare i “pesi” famigliari, a staccarsi dalla “modalità” dominante in famiglia e a accettare gli eventi accaduti.
A.G. ha finalmente l’occasione di riappacificarsi con alcuni episodi che coinvolgono le figure di riferimento più importanti, si apre alla possibilità di lasciare andare questa grande e profonda insicurezza che prova e perdona se stessa per essersene fatta carico, concedendosi all’idea di poter  agire, nella propria vita. indipendentemente dalle scelte della nonna o della madre.

Alla fine A.G. si sente molto sollevata, il peso che sentiva sulla testa è scomparso, anche se le è rimasto un lieve senso di vertigine.
La sessione è finita ma si ripromette di tornare a lavorare con EFT su tutti gli episodi passati che influenzano ancora la sua vita odierna.

EFT le ha dato l’occasione di entrare in profondità dentro di sé e comprendere le origini di un disagio che non le consentiva di esprimere tutte le sue potenzialità.



domenica 28 marzo 2021

IL FLUSSO DELLA RICCHEZZA: EFT PER IL DENARO

Per molte persone il rapporto con il denaro è davvero complicato. Alcuni addirittura preferirebbero parlare dei loro gusti sessuali piuttosto che raccontarti del loro rapporto con la ricchezza.

Altri, se facessi un sondaggio, ti direbbero senza mezzi termini che il loro rapporto con il denaro sembra quasi una maledizione.
C’è chi guadagna troppo poco, chi spende troppo, chi ha troppi soldi, e chi solo all’idea di averne di più si sente male.
Diverse sono le tipologie di “problemi”, ma un filo conduttore li lega: pensare ai soldi e al proprio rapporto con il denaro fa venire l’ansia.



Occupandomi in questa occasione del caso più frequente che ho incontrato, cioè della categoria di chi non ha abbastanza denaro, mi sento di parafrasare un famoso libro di Douglas e Heer, e se i soldi non fossero il problema, perché il problema a qualche livello è dentro di te?


La verità è che nell’universo tutto è energia, anche il denaro è energia.
La domanda allora è “che cosa blocca il fluire del denaro nella mia vita?”

E’ possibile lavorare con le tecniche energetiche su più fronti per cambiare le cose.

La prima strategia è lavorare con EFT sui ricordi: annota tutti gli episodi legati al denaro che ti salgono alla mente, puoi anche scrivere quanto disagio ti procura pensare a ogni episodio su una scala da 0 a 10, e poi applica il tapping ad ogni ricordo.
Puoi anche focalizzare come le figure di riferimento della tua infanzia si rapportavano al denaro. Che rapporto aveva con il denaro tua madre, e tuo padre, e gli altri membri della famiglia? Anche qui è importante applicare abbondate picchiettamento su tutto quello che emerge.


La seconda strategia consiste nel andare a lavorare sulle convinzioni: che cosa pensi del denaro? E dei ricchi? E che cosa pensi della ricchezza?
Come sempre puoi prendere appunti e fare tanti giri di eft quante sono le convinzioni che emergono.


La terza e ultima strategia consiste nel lavorare sulle idee future, o fantasie. Per fare un esempio qualcuno potrebbe avere la fantasia che se diventa ricco sarà rapinato. Appunta tutto ciò che pensi che succederebbe se ti concedessi di avere più ricchezza nella tua vita e applica dei giri di tapping anche a queste idee sul futuro.
Un trucco che ho imparato è che a volte anche le fantasie positive possono fungere da blocco. 
Pertanto puoi applicare qualche giro di eft anche alle fantasie positive, come per esempio cosa potresti fare se fossi ricco. Questo capita perché a volte si può finire per dare più energia al “sogno” di come sarebbe bella la vita se solo stessi meglio, e in quel caso sarà difficile vivere nel presente e riuscire a intravedere anche le opportunità che potrebbero manifestarsi.



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