Come sempre lo sguardo profondamente esperto ed attento che ci guida nel mondo della scuola è di Una prof a forma di mamma.
Oggi, un pochino in ritardo rispetto all'inizio dell'anno scolastico, per ragioni di programmazione del blog, la nostra attenzione và alla categoria dei professori, anche loro alle prese con le loro emozioni rispetto al lavoro che fanno e al ruolo di educatori delle future generazioni!
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E sono
ancora qui, eh sì!
Stessa
scuola, stessi colleghi, stesso bar.
Stessa
atmosfera lugubre d'inizio d'anno.
Gli allievi
che ti dicono – prof. quanto si stava bene in vacanza!- e tu facendo finta di
non capire che rispondi, come sempre, da tanti, tanti anni - hai fatto belle
vacanze? Dove sei andato di bello?-
Ma non è
quello il punto.
Il punto è
che nessuno ha voglia di tornare a scuola. Nessuno. Neanche il Preside.
Perchè noi
TORNIAMO a scuola, la viviamo come un periodo di detenzione, di
sacrificio.
Pensiamo che
ad un certo punto finirà, con le vacanze, i ponti, e poi, di nuovo, l'estate.
Ci siamo
dimenticati.
Ci siamo
dimenticati dell' entusiasmo che avevamo all' inizio della nostra carriera, di
poter insegnare, fare da ponte, da trampolino di lancio ai talenti dei nostri
allievi.
Certo
"una volta" gli allievi venivano per imparare, dicono in molti, ora
per "criticare".
"Una
volta" gli allievi erano rispettosi, adesso ti "mandano".
Non voglio
più fare questo lavoro. Non voglio più lottare per dover lavorare.
Ma non era
che "un buon insegnante è un buon educatore"?
Non era che
siamo NOI INSEGNANTI i detentori del sapere?
Il sapere
non è solo la grammatica, gli autori..è il saper stare al mondo.
Allora,
insegnamoglielo!
-
Ci sono le
famiglie, per questo-
Si le
famiglie.
Le avete
viste, le famiglie?
Per una dove
i figli vengono ascoltati e accuditi, amati ed aiutati, ce ne sono dieci dove
questo non avviene, o avviene solo in parte, perchè i genitori stessi sono in
gravi difficoltà. Economiche, psicologiche, di salute.
E non parlo
del loro stato di famiglia, conosco genitori separati o coppie di fatto molto
più presenti di genitori regolarmente sposati, nuclei familiari dove l'impegno
di crescere i figli è interamente delegato alla madre, mentre magari il padre
si occupa d'altro, magari al bar del paese..
E quindi NOI
siamo l'ultima speranza di questi ragazzi.
Siamo la
fonte del sapere, delle regole, dell' entusiasmo che possono (e devono) trovare
nella vita.
Perchè i
ragazzi, loro, non sono cambiati.
Quando parli
loro di cose che non sanno, pendono dalle tue labbra.
Quando
insegni loro ad essere adulto, lo capiscono e ti ricambiano impegnandosi.
E quindi,
SIAMO FIERI DEL NOSTRO ESSERE INSEGNANTI, sempre e comunque.
Sappiate che
se ci combattono, è perchè hanno paura di noi.
Noi
insegniamo ad usare il cervello.
E chi lo
usa, capisce ed agisce.
In modo
critico e responsabile.
Grazie a
tutti noi, quindi, e BUON ANNO SCOLASTICO!
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Quando ho letto il nuovo articolo di Tiziana, come sempre perfettamente in grado di farmi entrare in contatto emotivo con la situazione che descrive, mi è tornata in mente una vignetta che ho visto su facebook all'inizio dell'anno scolastico.
Nella vignetta si vedono un uomo che ha le mani posate su di una porta chiusa e due fumetti.
Il primo fumetto, a sinistra in alto, proviene da dietro la porta chiusa e dentro c'è scritto "Ti prego, ti prego, non farmi tornare a scuola!"
Nel secondo fumetto, che parte dalle labbra dell'uomo in primo piano, c'è scritto "Ma tesoro, tu sei l'insegnante."
Questo mi ha fatto pensare due cose.
La prima è che spesso critichiamo gli altri senza, per così dire, metterci nelle loro scarpe. Per esempio nel mondo della scuola non è raro che i genitori, oggi, critichino gli insegnanti, i ragazzi critichino gli insegnanti, e magari gli insegnanti critichino i genitori e gli allievi.... e per finire tutti criticano il PRESIDE, che in quanto ruolo sopra le altre parti si prende la maggior parte delle "colpe".
Ma cosa potrebbe succedere se ci fermassimo tutti un attimo a pensare che anche l'altro che stiamo per incontrare sul nostro cammino ha una sua vita, le sue emozioni, le sue modalità di reazione.
Cosa potrebbe succedere se cambiassimo il dialogo che abbiamo rendendolo più aperto all'ascolto e alla condivisione?
Cosa potrebbe succedere se ci spostassimo per un attimo da un atteggiamento di tipo accusatorio --------------- Tu mi stai facendo questo, tu fai questo che non mi piace!!!
ad un ragionamento del tipo
"Quando vedo che tu ti comporti così, in me si muove......."
Ovviamente queste sono domande aperte, ognuno può leggerle e sentire cosa suscitano nel suo intimo, e forse ci vuole tempo per trovare la propria risposta.
Sono convinta che le altre persone ci fanno da specchio, perciò il mio invito è questo: Quando qualcuno fa qualcosa che ti turba, anzichè pensare solo che l'altro sta sbagliando, chiediti che cosa sta suscitando in te, quale emozione ti muove, quali ricordi hai, se ne hai di questa emozione, quando la hai già provata, quali sono i pensieri dietro a questa emozione.
Se decidi di praticare questa introspezione abbastanza a lungo scoprirai presto che ogni tua prospettiva potrebbe cambiare.... in meglio... offrendoti maggiore empatia e capacità di entrare in relazione con l'altro.
La seconda cosa che ho pensato mi è stata suscitata da questa frase:
- Ci siamo
dimenticati dell' entusiasmo che avevamo all' inizio della nostra carriera, di
poter insegnare, fare da ponte, da trampolino di lancio ai talenti dei nostri
allievi. -
Qualche volta iniziamo un'avventura, un nuovo lavoro, una nuova relazione, un nuovo progetto, pieni di amore, carichi di entusiasmo, con negli occhi e nel cuore l'idea che da ragazzi ci anima che "renderemo il mondo un posto migliore"... e poi ce lo dimentichiamo.
Ci dimentichiamo di donare amore ed entusiasmo ogni giorno a ciò che viviamo, a ciò che vogliamo viverre ancora e ancora, a ciò che ci piace, a ciò che desideriamo venga nutrito, e finiamo per scivolare nel lamento e nelle critiche, finiamo per guardare il nostro lavoro, quello che dicevamo d'amare; ma anche il nostro compagno; la nostra casa; il nostro vecchio hobby, che non seguiamo perchè non abbiamo più tempo; perfino i nostri animali, come un peso, come qualcosa che non ci piace, che ci da fastidio... a volte finiamo per farlo anche con i figli, se ne abbiamo; con i nostri ragazzi, se siamo i loro insegnanti, i loro educatori, le loro guide; con le cose più preziose.... e se non invertiamo questa tendenza, avveleniamo quello a cui teniamo di più...
C'è un unico modo per invertire questa tendenza: fermarsi, respirare e riprendere contatto con il cuore.
Questa riflessione ha ispirato il giro di eft di oggi: