Maria è una bella ragazza, di
ventisei anni. E’giovane e gode generalmente di uno stato di buona salute ma si
presenta da me con un problema: i suoi bei capelli cadono a ciuffi e nessun
rimedio che ha provato per eliminare il fenomeno sembra essere efficace.
Le chiedo da quanto va avanti
questa cosa.
Mi risponde che a febbraio è
capitato un evento e lei non è più stata la stessa.
Era sera, ovviamente faceva
freddo, visto il periodo, pioveva e la visibilità era scarsa. Maria stava
tornando a casa in macchina da un incontro di lavoro e ad un certo punto,
uscendo da una strada che aveva grossi cespugli su entrambi i lati, non ha
visto un signore in motorino che stava transitando di fronte a lei, finendo per
urtarlo.
La scena è chiara nella mente di
Maria, come se si stesse svolgendo nel presente.
Mi dice “Io uscivo dallo stop,
non ho visto quel poveretto che andava per la sua strada e sono uscita troppo
con il muso della macchina per cercare di vedere meglio, urtando il suo motorino. L’ho toccato e lui è
rotolato per terra, il motorino è scivolato via. Per fortuna stava bene, non si
era fatto nulla, mi sono presa cura di lui fino all’arrivo di vigili e
ambulanza, e lo hanno ricoverato solo per tenerlo in osservazione. Adesso ci
sentiamo spesso, lui sta bene, è una persona squisita e ho conosciuto anche sua
moglie, una donna comprensiva e deliziosa. Ma anche se tutto è andato per il meglio io
non sono più io. Ho ancora in mente il
rumore della botta del cofano che urta il motorino.”
Chiedo a Maria quanto stress le
provoca questo rumore che le sembra ancora di sentire e mi risponde che
l’intensità del disagio è fra il 9 ed il 10.
Le offro una dopo l’altra le
frasi di logosintesi, di modo da sciogliere l’energia congelata collegata a
quel suono, ovviamente fra una frase e l’altra lascio a Maria il tempo di
elaborazione necessaria affinchè le parole agiscano.
Recupero tutta la mia energia legata a quel rumore della
botta del mio cofano che urta il motorino e la riporto al giusto posto in me
stessa.
Allontano tutta l’energia estranea legata a quel rumore
della botta del mio cofano che urta il motorino, la allontano dal mio corpo,
dalle mie cellule e dal mio spazio personale e la rimando allo spazio e al
tempo cui davvero appartiene.
Recupero tutta la mia energia legata ad ogni mia reazione a
quel rumore della botta del mio cofano che urta il motorino e la riporto al
giusto posto in me stessa.
Dopo aver ripetuto tutte le frasi
e aver lasciato il tempo alle parole di agire, Maria mi dice di avvertire un
formicolio a livello di gambe e mani e di sentire ancora il rumore ma molto
ovattato.
Le faccio ripetere nuove frasi su
–ciò che resta di questo rumore ovattato del mio cofano che urta il motorino –
e alla fine del ciclo Maria dice di sentire il formicolio anche in testa.
“Adesso il ricordo mi sembra
ovattato – osserva Maria – e mi pare di sentire il rumore lontanissimo.”
Chiedo alla fanciulla se le
sembra che ci sia altro che emerge che le crea disagio e lei risponde con
certezza che la infastidisce l’immagine del signore che rotola.
Le offro le frasi:
Recupero tutta la mia energia legata all’immagine del
signore che rotola e la riporto al giusto posto in me stessa.
Allontano tutta l’energia estranea legata all’immagine del
singore che rotola, la allontano dal mio corpo, dalle mie cellule e dal mio
spazio personale e la rimando allo spazio e al tempo cui davvero appartiene.
Recupero tutta la mia energia legata ad ogni mia reazione
all’immagine del signore che rotola e la riporto al giusto posto in me stessa.
Dopo un tempo di elaborazione
Maria mi dice che adesso anche l’immagine le appare ovattata, sfumata e
lontana.
Spiego a Maria che
spesso, quando viviamo un evento che scatena in noi una reazione di paura e
questo evento si risolve per il meglio, resta in noi la traccia energetica dei
pensieri che abbiamo fatto su come sarebbe potuta evolversi la situazione nella
peggiore delle ipotesi, una sorta di finale alternativo frutto delle nostre
“proiezioni” su qualcosa, poi le offro un’altra frase sulla - fantasia che il signore potesse morire
nell’incidente per colpa sua.
Infine le offro ancora una frase
sull’idea che le cose sarebbero dovute andare diversamente e lei non avrebbe
mai dovuto vivere quell’evento.
Alla fine Maria mi guarda stupita
e mi dice incredula che non sente più la pesantezza che l’aveva accompagnata
negli ultimi mesi.
Afferma di avvvertire ora solo
una sensazione di intorpidimento alla testa.
Le offro un intero giro di frasi
su questo intorpidimento e su tutto ciò che può significare.
Maria si lascia guidare e il suo
volto si fa sempre più disteso.
“Non ci crederai – aggiunge – ma
ora mi sembra finalmente che il mio incidente sia un ricordo come tanti già
vissuti... è li nel passato e basta. Ora sento di poterlo guardare con
serenità”.
Maria è molto sollevata e io
ancora una volta sono affascinata dalla bellezza e dall’eleganza di un metodo
come logosintesi, che senza sforzo aiuta le persone a sciogliere i loro mondi
congelati e a recupare tutta l’energia che appartiene loro dagli eventi passati
non elaborati per averla a disposizione nel qui ed ora, consentendo di
risolvere molti disagi sia a livello emotivo, mentale che fisico.
Per saperne di più leggi il mio precedente articolo:
oppure consulta il sito ufficiale di Logosintesi:
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