COACHING

IL SENTIERO DELL’EROE.


L’interazione fra metodologie di Coaching

e tecniche energetiche

sulla via del risveglio.
 

1.1 “Il viaggio dell’eroe”

Il coaching come percorso di “viaggio” nella nostra vita


Joseph Campbell è stato un saggista e storico delle religioni americano. Per decenni ha studiato i miti, le storie di eroi e i racconti provenienti da diverse religioni, diverse epoche e diverse civiltà ed ispirandosi alla psicologia analitica ha riscontrato una serie di elementi comuni a tutte le mitologie della storia umana, arrivando ad identificare un modello, presente nell’inconscio collettivo, che può fungere da metafora per la vita di ogni individuo e della specie umana in generale.

Nel suo libro “L’eroe dai mille volti” egli traccia la mappa di una struttura generale che accomuna il percorso di ciascuno dalla nascita alla morte, pur essendo differenti le circostanze che ognuno si trova a vivere individualmente.

Affrontare un cambiamento nella vita, compiere una scelta, risolvere una crisi, mettersi in moto per realizzare un’aspirazione o iniziare un processo di crescita personale sono tutti eventi che possono essere riletti alla luce del modello del  “Viaggio dell’eroe”, la struttura comune identificata da Campbell e insita in profondità nella memoria collettiva della nostra specie.

Secondo questa struttura, ogni “eroe” (e noi possiamo leggere “ogni individuo”), si trova a passare, prima o poi nella sua esperienza su questa Terra, attraverso determinate fasi, conoscendo le quali qualunque coach è sicuramente agevolato nell’aiutare i propri clienti a fronteggiare le difficoltà del cambiamento.

Riassumiamo brevemente le fasi fondamentali del “viaggio dell’eroe” come mappate da Campbell, calandole nel contesto del coaching:

1.       Sentire una chiamata: una sfida, una crisi, un momento di bisogno nostro o di coloro che amiamo, ma anche una grande gioia, una nuova aspirazione, un desiderio che ci prende e non ci lascia più, sono tutte modalità con le quali la chiamata si fa sentire. Ciascuno può sia accogliere la chiamata che provare a rifiutarla. La chiamata, come hanno ben scritto Stephen Gillian e Robert Dilts ne “Il risveglio dell’eroe con la Pnl
” è sempre “… un richiamo a crescere, a contribuire, a portare o riportare nel mondo la misura maggiore della nostra forza vitale…” e ancora “la chiamata richiede dunque coraggio, richiede che diventiamo più di ciò che siamo stati…”. Nel momento in cui un cliente si rivolge ad un coach lo fa perché già ha sentito una chiamata, perché ha una mission da perseguire, un obiettivo da realizzare, un cambiamento da affrontare e il percorso di coaching che compirà lo aiuterà nel suo viaggio personale.
2.       Accogliere la chiamata: ci conduce ad uscire dal sentiero conosciuto, ad abbandonare la nostra precedente visione del mondo, a modificare un confine nelle nostre abilità o nella nostra mappa della realtà. Sia che essa provenga da una crisi, sia dal desiderio profondo di migliorarci o realizzare qualcosa di nuovo, se  il soggetto rifiuta la sua chiamata spesso compaiono gravi sintomi di disagio o lo stato di malessere già presente si intensifica.

3.       Oltrepassare la soglia: la chiamata cui rispondiamo ci spinge in territori nuovi, fuori dalla nostra zona di comodo. Nel momento in cui si esce dal conosciuto bisogna trovare guida e supporto per riprogrammare la nostra mente e adattarla ai cambiamenti. La soglia rappresenta tutto ciò che dovremo fronteggiare per realizzare il nostro obiettivo. Ecco che nel momento in cui stiamo per varcare la soglia può sorgere in noi il desiderio di rivolgersi ad una figura competente come quella di un coach.

4.       Trovare un custode: oltrepassare i propri limiti necessita di assistenza per focalizzare i nostri obiettivi, costruire delle abilità nuove o utilizzare in modo proficuo quelle che già abbiamo, aumentare la fiducia in noi stessi e riscrivere tutte quelle convinzioni che ci impediscono di reagire con efficacia alle sfide che incontriamo. Anche se ognuno dovrebbe comprendere che la prima persona dalla quale è necessario farsi guidare è proprio se stesso, un coach è un esempio perfetto di custode. Il coachee è l’eroe, mentre il coach è la guida  che lo supporta e lo sostiene nel suo viaggio, incitandolo a perseverare anche quando appaiono ostacoli lungo il cammino.

5.       Affrontare i demoni: i nostri “demoni” sono una metafora delle nostre paure, delle nostre convinzioni limitanti, delle dinamiche interne che ci guidano ogni giorno della nostra vita e magari ci impediscono di realizzarci come vorremmo, oltre che di tutte quelle crisi grandi e piccole che nascono in noi quando ci troviamo davanti ad una circostanza o un evento qualunque e si attivano una serie di sponsorship negative, sia interne che esterne a noi, che sembrano opporsi al nostro viaggio e alla nostra realizzazione.

6.       Trasformare il “demone” e se stessi: per proseguire nel percorso verso la realizzazione dei suoi sogni il coachee ha bisogno di trasformare i propri demoni, facendo si che essi possano diventare a loro volta custodi e risorse. Gli strumenti per far si che ciò avvenga sono molteplici, ma quelli principali si possono raggruppare in due categorie principali:
a.       conoscere e gestire le proprie dinamiche interiori;
b.      sviluppare una speciale abilità o utilizzare uno strumento o una risorsa speciale.

In entrambe le procedure il coach, nel suo ruolo di custode, può essere molto efficace nell’aiutare il cliente a uscire da una mentalità da vittima. Il coach può aiutarlo a focalizzare che i suoi veri problemi non sono fuori di lui, bensì nelle sue zone d’ombra interiori, in tutte quelle emozioni, convinzioni, mondi congelati che non gli permettono di gestire al meglio la propria esistenza. Allo stesso modo poi, il lavoro del coach spingerà il coachee a rintracciare tutte le sue potenzialità sopite e ad acquisirne di nuove, che potrà in breve tempo padroneggiare e utilizzare autonomamente in ogni circostanza.

7.       Completare il compito: trovare il modo di rispondere alla propria chiamata va di pari passo con il dare vita ad una nuova mappa del mondo che tiene conto delle scoperte fatte durante il viaggio e permette al coachee di compiere una trasformazione personale perché in possesso di una consapevolezza nuova cui prima della partenza non aveva accesso.

8.       Ritorno a casa: una volta compiuto il viaggio, il coachee è pronto per tornare alla sua vita ordinaria, come persona trasformata, e condividere la sua conoscenza e l’esperienza con gli altri.


E voi, in che fase del vostro viaggio vi trovate????

Tratto dal mio coaching work di fine corso - GENNAIO 2013 -
CENTRO UNIVERSITARIO INTERNAZIONALE
Per saperne di più sul mio lavoro e su come si integrano in esso la cornice del viaggio dell'eroe e le tecniche energetiche non esitate a scrivere a virna.trivellato@yahoo.com.

1 commento:

  1. Io sono nella fase della PAURA DI VARCARE QUELLA SOGLIA, resistenze fortissime mi provocano una sofferenza assurda.Credo proprio di aver bisogno di un coach e penso che a breve ti contattero'

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