sabato 25 ottobre 2014

LA BELLA ADDORMENTATA NEL SOGNO



LA BELLA ADDORMENTATA NEL SOGNO




L’uomo che non sente cosa è vitale e mortale per sé è uno schiavo (cit.).



Durante un seminario di qualche anno fa ci hanno mostrato uno spezzone di un bellissimo film di Stallio e Ollio, nel quale il primo dice all’amico una delle frasi più interessanti che io abbia mai sentito:

Ma che posso farci, stavo sognando che ero sveglio. Poi mi hai svegliato, allora ho visto che dormivo.”.



Per certi versi a molti di noi capita la stessa cosa quando “qualcosa ci sveglia” e cominciamo a renderci conto che è possibile affermare che

NON ESISTE UNA REALTÀ ASSOLUTA, bensì CIÒ CHE NOI PERCEPIAMO DELLA REALTÀ.

Non sto dicendo che ci immaginiamo ciò che succede, bensì che ci può essere una differenza anche molto grande fra un evento e come noi lo percepiamo.

Gli eventi nella vita capitano e sono solitamente di due tipi:

EVENTI MUTABILI NELLE CONSEGUENZE;

EVENTI IMMUTABILI NELLE CONSEGUENZE.

Ma non sono mai gli eventi a determinare la qualità della nostra vita, bensì come NOI REAGIAMO agli stessi.

E come noi reagiamo dipende dalla REALTÀ CHE PERCEPIAMO, e che si basa generalmente sulle nostre esperienze precedenti.


Mi spiego meglio:

La realtà di un individuo è una realtà percepita e “disegnata”, proprio come una mappa, sulla base delle sue esperienze.
Durante tutto l’arco della nostra vita, ma ancora di più quando siamo piccoli, abbiamo necessità di imparare ed i nostri sistemi ci forniscono come alleata preziosa la possibilità di tenere in memoria un’esperienza per velocizzare la nostra risposta futura ad una situazione simile.

Questo è vitale e utile.

Pensate a quando dovete attraversare una strada, o vi recate in un negozio per comprare qualcosa da mangiare, oppure, se avete la patente, pensate a quando state guidando.

In tutte queste azioni ciò che abbiamo immagazzinato nella nostra memoria ci è di grande aiuto, e ci permette scelte rapide ed efficaci (molte volte da esse dipende proprio la nostra vita, perché ad esempio quando io vedo una bottiglia di liquido con sopra un teschio so che non contiene aranciata, mentre quando vedo un segnale di stop o un semaforo rosso mi fermo).

Allo stesso modo, come abbiamo già visto, se io metto una mano sul fuoco e mi brucio, ovviamente la prossima volta che sarò davanti ad un fuoco saprò come comportarmi.

Ciò che non è “vitale” è che qualche volta questo meccanismo si inceppa e tracce di memoria diventano “catene” energetiche.

Quando viviamo un’esperienza simile, ma anche quando ne viviamo una di completamente nuova, il nostro cervello si mette a cercare nell’archivio dei ricordi qualcosa che ci possa guidare nelle risposte.

I problemi cominciano a nascere quando ripeschiamo nell’archivio memorie passate collegate ad esperienze che non siamo riusciti ad elaborare o che abbiamo vissute come “negative”.

Se per esempio il mio fidanzato mi ha lasciato dicendomi tante bugie e tradendomi potrebbe essere che io immagazzini l’idea che degli uomini non ci si può fidare, e anche se questo ha uno scopo difensivo, difficilmente mi permetterà di vivere bene altre storie.

Ma a volte la faccenda si fa ancora più complessa.

Può essere che in un giorno x una ragazza bionda e con vistosi orecchini sia scortese con noi quando ci incontra. In situazioni di stress e ancora di più di trauma i nostri sensi registrano tutto, anche quando la mente conscia, invece, all’apparenza “dimentica”. Da quel momento, in maniera inconsapevole, può succedere che associamo la maleducazione, il disagio o l’imbarazzo da noi provato con le persone bionde, di sesso femminile e che portano vistosi orecchini (esagero volutamente per farvi capire meglio). Magari fra qualche anno entreremo in un’aula, il nostro primo giorno di università e scopriremo che la professoressa è bionda e porta vistosi orecchini. Pur senza ricordare l’evento di tanti anni prima può darsi che sentiremo un forte disagio ogni volta che entreremo nell’aula e questo potrebbe anche arrivare a farci compromettere i nostri risultati.
È ciò che vogliamo? Certo che no! Ma accade ugualmente, quando scattano meccanismi inconsci.

Non c’è fantascienza in questo. Si tratta di una reazione automatica, meccanica che il nostro corpo avvia in maniera associativa e che si manifesta come EMOZIONE.


FORTUNATAMENTE, LE MIE REAZIONI EMOTIVE NON DIPENDONO DAGLI EVENTI.

MAI.

LA REAZIONE EMOTIVA È UNA MIA SCELTA.


Se io elaboro l’evento che mi è capitato, ad esempio con EFT, me ne resterà il ricordo, ma sarò allo stesso tempo libero di affrontare ogni nuovo evento per ciò che mi offre, nel presente, e non sulla base di memorie o fantasie anticipatorie (proiezioni sul fatto che il futuro si svolgerà esattamente come nel passato (che di per sé è abbastanza assurdo, dato che non esiste un momento uguale ad un altro).

Vivere ogni giorno come nuovo, conservando quello che è utile e lasciando quello che ci impedisce di vivere liberi….questo è il mio suggerimento.

Ma come faccio io a capire qualcosa di più sulle memorie che mi impediscono di vivere libero/a?

COMINCIAMO A COMPRENDERE MEGLIO COSA SONO LE EMOZIONI.



Tratto da CON EFT E SET NEL PAESE DELLA CONSAPEVOLEZZA. 

martedì 21 ottobre 2014

QUALE TECNICA ENERGETICA FUNZIONA?




Spesso mi sento rivolgere la domanda che fa da titolo a questo articolo.

In realtà la mia risposta è che non c'è un'unica via per risolvere i propri problemi, migliorare la propria vita, raggiungere un obbiettivo, bensì è possibile trovare la via che è buona per noi, rispetto a chi siamo, a cosa desideriamo, a chi vogliamo essere e soprattutto anche rispetto ai nostri gusti.

Ciò che va bene per me non è detto che vada bene per un altro.

Tuttavia la mia esperienza mi porta ad affermare che le tecniche energetiche funzionano, e più le usate più funzionano.

La pratica, come spesso capita, è ciò che fa davvero la differenza.

Perciò, se volete provare ad utilizzare una tecnica energetica, come ad esempio EFT, fatelo ora.

Iniziate ora.

Non rimandate.

Se avete deciso di conoscere EFT, ci sono 10 semplici passi che vi posso suggerire, da operatrice ed insegnante, e spero che vorrete provarli:

1- leggete, informatevi, guardate video gratuiti, andate a serate gratuite, così da saperne di più....per iniziare potete scaricare il mio e-book gratuito CON EFT E SET NEL PAESE DELLA CONSAPEVOLEZZA: https://drive.google.com/file/d/0Bzqfr8bYCjlxdEtJdWZRQm1oVjA/edit?usp=sharing  o entrare in you tube e scrivere EFT.

2 - provate subito, direttamente su voi stessi il semplice tapping, chiamato SET ..... vi ricordo i punti da stimolare, con un massaggio, il picchiettamento, o la semplice tenuta:



sopra la testa – partendo dalla sommità delle orecchie è il punto più in alto, accanto alla “fontanella” dei neonati.
sopracciglio – al lato del sopracciglio sopra il naso.
lato dell’occhio - sull'osso nell'angolo esterno dell'occhio.
sotto l’occhio - sull'osso proprio sotto l'occhio.
sotto il naso – fra il naso e il labbro superiore.
mento – sotto il labbro inferiore, nell’incavo fra labbro e mento.
clavicola - circa un pollice in basso e di lato rispetto all'angolo formato dalla clavicola e dallo sterno.
sotto il braccio - in linea con il capezzolo maschile sul lato del corpo.
sotto il seno – in linea con il capezzolo.
pollice
indice
medio
anulare
mignolo


3 - quando avete stimolato i punti per un pò di tempo, senza nessun pensiero, potete cominciare a cimentarvi su qualcosa che volete "sciogliere". Scegliete un'area della vostra vita, e una tematica che preferite, o che urge trattare!

4 - usate la scala SUDS, cioè date una valutazione soggettiva del disagio che vi crea pensare a quella tematica, un voto da 0 a 10... (se la tematica vi suscita un 10 forse è bene che teniate presente che all'inizio della pratica è meglio cimentarsi con cose che non vi creano troppo fastidio, comunque resta a voi la scelta).

5 - iniziate a stimolare i punti nuovamente portando attenzione alla questione che volete elaborare (una lite con un collega, un disturbo fisico, una convinzione che vi limita, un'emozione che vi crea disagio).

6 - continuate a portare attenzione consapevole alla questione e chiedetevi cosa muta mentre stimolate il vostro sistema energetico... quali variazioni stanno avvenenedo? provate emozioni? salgono ricordi? quali pensieri arrivano?

7 - cercate di verbalizzare liberamente tutto ciò che emerge in merito alla questione di partenza.... (es. dopo questa lite mi sento proprio idiota, potrei aver rovinato il rapporto con il mio collega, però è anche colpa sua, che schifo di lavoro, per forza poi litighiamo fra noi... ecc... eccc).

8 - partendo dalla situazione iniziale ripetete:

Anche se mi crea molto disagio ////questione (es. avere litigato con il mio collega)/// tutto questo può cambiare e cambia mentre lo osservo.

9 - Fai dei respiri profondi e picchietta tutti i punti...

10 - Fai un test sul disagio: è uguale? è più forte? è sceso ? è sparito? Se è sparito tutto bene, potete passare ad un altra questione. Se ricorre uno degli altri casi continuate a picchiettare utilizzando la frase al punto 8 e cercate di formulare altre frasi da utilizzare durante il picchiettaemento che siano le più specifiche possibili seguendo ciò che è emerso.
(es. Anche se mi sento stupida per aver litigato con il mio collega tutto questo può cambiare e cambia mentre lo osservo...
Anche se pensando a questa lite mi sento un dolore nello stomaco, tutto questo può cambiare e cambia mentre lo osservo....
Anche se penso che il lavoro faccia schifo e sia io che i miei colleghi siamo frustrati e litighiamo per quello tutto questo può cambiare e cambia mentre lo osservo....)


Buon picchiettamento e ricordate: praticate, praticate, praticate!!!!

sabato 11 ottobre 2014

COME INIZIARE A LIBERARSI DELLE CATTIVE ABITUDINI CON LE TECNICHE ENERGETICHE






Per introdurre l'articolo di oggi ho deciso di usare una celebre favola. 

Vi consiglio di stimolare il vostro sistema energetico mentre la leggete, e se non sapete come si fa aprite prima questo link:


oppure scaricate il mio e-book gratuito, CON EFT E SET NEL PAESE DELLA CONSAPEVOLEZZA dal link nel lato destro di questa pagina.


LE RANE CHE ABITAVANO VICINE (Esopo)

Due ranocchie erano vicine di casa. Una abitava in stagno profondo e discosto dalla strada, l'altra in una pozzanghera sulla strada stessa. Quella dello stagno consigliava l'altra a trasferirsi da lei, per godere una vita più comoda e più sicura, ma questa non le dava retta e diceva che non poteva staccarsi dalla sua dimora abituale; così andò a finire che passò di là un carro e la schiacciò. Così, anche tra gli uomini, ci sono di quelli che, attaccati loro sciocche abitudini, piuttosto che cambiare in meglio, son disposti a morire.



Per alcuni di noi lasciare andare le vecchie idee e le vecchie abitudini, con tutto ciò che comporta, è molto semplice, per altri appare quasi una metafora del lutto, della perdita, di qualcosa di assolutamente indesiderabile e che come tale andrebbe evitato come la peste.
Anche io mi sono trovata spesso nella stessa situazione, in passato.
C'erano nella mia vita idee e abitudini che non mi facevano vivere bene, portando avanti le quali non mi sentivo più a mio agio, il fumo, per dirne una, ma anche mangiare troppi dolci, oppure infilarsi sempre in qualche relazione poco soddisfacente e poco equilibrata.


Ebbene, nella vita di tutti noi possono esserci delle vecchie abitudini, che finiscono per essere negative per il nostro benessere.

Ma decidere semplicemente di smettere senza far ricorso all'auto consapevolezza, nella maggior parte dei casi non solo non si rivela utile, bensì ancora più dannoso dell'abitudine stessa di cui ci vogliamo liberare.


Quando ho deciso di smettere di fumare la prima volta non sapevo cosa stavo facendo. Una sera ho semplicemente promesso a me stessa che non avrei più toccato cicca, e dopo qualche giorno sembravo un'isterica, me la prendevo con tutti, bevevo 4 caffè ogni mattina, e in poco tempo ho iniziato a mangiare e mangiare e mangiare e sono ingrassata di 10 chili.

Che cosa è successo? E come è possibile porvi rimedio?
Ancora, come è possibile evitare di fare il mio stesso sbaglio?

Prima di tutto è necessario rendersi conto che dietro le nostre cattive abitudini c'è semplicemente la soluzione migliore che abbiamo trovato, in un determinato momento, per gestire una situazione, stante il livello di consapevolezza e le conoscenze che avevamo in quel momento.

In secondo luogo è bene ammettere che forse quella abitudine che in qualche momento può esserci stata utile, molto probabilmente, a distanza di tempo, non solo potrebbe non esserlo più, ma potrebbe anche porsi come un ostacolo sulla via della nostra crescita personale.

Infine c'è da aprirsi all'idea che probabilmente, se consideriamo un'abitudine dannosa, la via migliore che abbiamo per liberarcene è lavorare sulla motivazione nascosta che ci porta a perpetuarla.

Mi spiego meglio.

E vi invito a fare SET mentre leggete i prossimi paragrafi.

Ovviamente potrebbe essere che fra voi che leggete ci sia qualcuno che non pensa affatto di avere abitudini "negative"... o che non si è mai domandato prima se ne ha, tuttavia questo potrebbe essere il momento giusto per farlo.

Quindi facciamolo insieme?

- C'è per caso, oggi, qualche abitudine nella mia vita che penso che non sia più in linea con chi sono, che credo che non mi porti beneficio, dalla quale potrei volermi affrancare?

Potrebbe essere che fra voi ci sia qualcuno che già da tempo pensa di volersi liberare di qualche abitudine "negativa". In questo caso potrebbe risultarvi utile chiedervi: 
che cosa ho fatto fino ad ora per cambiare che non ha dato risultati? 
che cosa mi lega a questa abitudine?
che cosa mi spaventa nel lasciarla andare?
cosa potrei concedermi se la lasciassi andare?
ho forse paura di incontrare condizioni migliori nella mia vita? 
penso forse di non meritare?

Dietro a qualcosa che consideriamo un vizio o una cattiva abitudine si nasconde quasi sempre una necessità, un vantaggio, quello che in gergo spesso noi coach definiamo un beneficio secondario.

Spesso il compito che svolge una cattiva abitudine è attutire lo stress che ci provocano delle emozioni negative. Ma ricordiamoci sempre che le emozioni sono una reazione a qualcosa che è accaduto nella nostra vita e ci portano un messaggio che è bene per noi comprendere.

Se pensate di essere "schiavi" di qualche "cattiva" abitudine, continuate a picchiettare e ripetete:

Anche se io continuo a (es. fumare, bere), tutto questo può cambiare e cambia mentre lo osservo...

Portate attenzione a ciò che emerge.

Volendo potete porvi delle semplici domande per iniziare a comprendere meglio come mai mettete in atto un determinato comportamento:

nel quarto di secondo prima che io metta in atto la mia "cattiva abitudine", che cosa accade in me? che pensieri formulo? che sensazioni percepisco nel mio corpo? che emozioni sento?

Una volta che avete identificato le risposte alle domande precedenti chiedetevi:

se questo pensiero, questa emozione, questa sensazione fosse collegata a qualcuno o a qualcosa chi o che cosa sarebbe?

Lasciate che la risposta emerga spontanea...

So che potreste stupirvi di ciò che state pensando. 

So che potreste pensare a persone, veder affiorare ricordi, provare emozioni che non avreste mai ipotizzato.

Continuate a picchiettare e osservate fino in fondo ciò che emerge.

Poi applicate questa frase a ciò che è emerso:


Anche se nel mio spazio di percezione c'è traccia di (quanto emerso) e questo condiziona la mia vita e le mie reazioni, tutto questo può cambiare e cambia mentre lo osservo...

La stessa frase è ripetibile per ogni aspetto che dovesse manifestarsi.


Una fantastica occasione per approfondire questo lavoro su se stessi sarà il corso base di EFT E SET del 26 OTTOBRE a CAMPOSAMPIERO - PADOVA.


http://eft-veneto.blogspot.it/2014/09/corso-base-di-eft-e-set-26-ottobre.html



Buona apertura al cambiamento!

Virna



fonte immagine: web










sabato 4 ottobre 2014

Tecniche energetiche per superare il senso di vuoto dopo un lutto.



fonte immagine: web


Moira ha 55 anni. La madre, cui era molto legata, è morta il mese scorso.

Mi telefona per fare una sessione perchè, passato il periodo in cui tutti, amici e familiari, le sono stati vicini dopo il lutto, comincia a temere la solitudine e “i buchi nelle giornate”, come li chiama lei.

Le chiedo come si sente, cosa prova.

Mi risponde che le mancano soprattutto le chiamate che faceva alla mamma, mattina e sera, per sentirla e per raccontarsi la giornata. Ora tutti i familiari stanno pian piano tornando alle loro vite e lei percepisce ancora di più questi momenti vuoti.

Le chiedo di pensare alla sua vita attuale e a questi “buchi” nelle sue giornate e di dirmi quale emozione prova.

Mi risponde che prova paura e che comincia a mancarle il respiro.

Le chiedo di picchiettare e restare in contatto con questa emozione e questa sensazione fisica che prova.

Mi dice che si chiede se, ora che è morta la madre, potrà farcela ad affrontare la vita.

Decido di utilizzare un approccio metaforico attraverso una visualizzazione guidata, le domando di chiudere gli occhi e di immaginare che dalle sue gambe e dai suoi piedi partano delle radici che entrano nel suolo, dove possono ricevere nutrimento.
Sempre picchiettando Moira mi risponde che non ce la fa proprio. Vede appena appena degli abbozzi di germoglietti, ma non arrivano a terra.
Mi dice che lei è solo una piantina appena abbozzata.

Le faccio ripetere:
Anche se in me c’è la convinzione di essere solo una piantina appena germogliata, recupero tutta la mia energia legata ad essa e la riallineo al mio centro.

Moira continua a picchiettare e dopo un pò mi dice che ha un terrore folle di fare degli esami clinici e scoprire un esito molto brutto (la mamma è morta di tumore).
Le viene quasi un attacco di panico al solo pensiero.
Ripete con me:
Anche se in me c’è la paura di scoprire di avere una brutta malattia recupero tutta la mia energia legata a questa idea e la riallineo al mio centro.

Moira fa un sospiro e mi dice che da sempre ha paura che succeda qualcosa  “all’improvviso”.
Le chiedo di tenere gli occhi chiusi e percorrere tutta la sua vita all’indietro alla ricerca del primo momento in cui ha sentito questa paura.
Mi risponde istintivamente che ha 10 anni.
Quando le domando cosa c’è intorno a lei mi risponde che ne ha 3, invece, e che è in una specie di colonia, dentro un lettino rosso, con le sbarrette di legno. Mi dice di vedersi dall’esterno mentre piange disperata perchè vuole la mamma. All’improvviso entra una signora e le toglie il ciuccio lasciandola ancora più disperata.

A questo punto è il caso di trattare questo ricordo doloroso, che ancora si fa sentire dopo tutti questi anni come un mondo congelato che influenza la vita di Moira.

E’ importante scioglierne quanti più aspetti, perciò applichiamo EFT INTEGRATA alla parte di Moira rimasta bloccata in quella scena, all’immagine del lettino, al ricordo della donna che le toglie il ciuccio, alla sensazione di solitudine, alla paura che succeda qualcosa all’improvviso, alla fantasia che possa sempre succedere qualcosa di brutto.

Alla fine Moira apre gli occhi stupefatta e mi dice di vedere un’altra scena: l’immagine è quella di piccole radici che spuntano dai suoi piedi, ma sono abbastanza robuste da bucare la terra.

La invito a fare ancora qualche giro di EFT sull’idea di essere piccola e indifesa e sul fatto che coloro che amano, anche se la amano, non la possono “proteggere dalla vita”.

Moira si illumina.

“ E’ vero – mi dice – la penso proprio così. Infatti quando avevo 20 anni avevo un fidanzato che mi ha lasciato anche se mi diceva che mi amava.”

Aggiunge che lei ha bisogno di qualcuno che la protegga perchè non ha coraggio...
Dato che il nostro inscontro è quasi giunto al termine, utilizzo ancora un pò di EFT su questa convinzione.

Alla fine Moira dice di sentirsi molto meglio. A questo punto si rende conto che lo schema di paura che parte in automatico quando si ritrova sola o pensa alla propria salute è dovuto non solo a molti episodi vissuti (che affronteremo uno alla volta), ma anche a meccanismi appresi dalla madre e dalla nonna, cui era molto legata.

Fissiamo un’altra seduta per togliere ancora strati e sciogliere sempre più mondi congelati, di modo che Moira possa abbandonare la modalità di reazione attuale, appresa nel passato ma non più funzionale, che le impedisce di vivere  la sua vita serena come vorrebbe.