Chiunque desideri fare il coach, o lo sia già, agisce, nel lavoro come
nella vita, sulla base di alcuni presupposti fondamentali, primo fra
tutti che in ogni individuo ci siano già tutte le risorse per realizzare
al meglio il proprio scopo su questa Terra.
Quello che un coach
tende a fare, perciò, non è fornire soluzioni facili, o sostituirsi al
cliente nel processo decisionale, bensì aiutare gli altri a raggiungere
il massimo livello delle proprie capacità, orientando il singolo verso
la definizione dei risultati da lui desiderati e quindi guidandolo
nell'individuazione e nell'utilizzo di qualità che egli spesso non
sfrutta, pur possedendole.
Mi piace pensare che il coach, un coach
con la C maiuscola, possa fungere da faro, di modo che la persona che
gli si affida sia agevolata nel vedere sia le luci, cioè i propri
potenziali, magari mal impiegati, sia le ombre che porta in sè sotto
forma di schemi e convinzioni limitanti, paure e insicurezze al fine di
lasciarle andare.
Troppo spesso infatti facciamo come il protagonista di
quella favola che mi hanno raccontato qualche anno fa, che non si
voleva più muovere dalla sua stanza, certo che se lo avesse fatto un
fantasma sarebbe saltato fuori dall'armadio per divorarlo. Così facendo
quell'uomo sprecò moltissimi anni di vita, finchè un ragazzino ignaro
entrò nella stanza con una torcia, e illuminando l'interno dell'armadio
gli permise di vedere che il tanto temuto fantasma era solo un cappotto
appeso ad una gruccia di legno.
Lo so, questa storia sembra un
estremizzazione, eppure molti di noi si bloccano, invece di agire,
terrorizzati da chissà quanti e quali "fantasmi". Convinti che un passo
falso potrebbe costare loro la vita, la tranquillità, la reputazione, la
stima degli amici e dei familiari, restano ingabbiati in situazioni non
desiderate, imposte da altri, scelte per default e a volte anche
assurde, pur di non affrontare il cambiamento, incapaci di rendersi
conto che così facendo tradiscono se stessi e si relegano in una zona
d'ombra.
Certo, lavorando su me stessa e con le altre persone mi
sono resa conto che il cambiamento è la cosa che terrorizza di più.
Prima di tutto perchè tendiamo ad affezionarci ad un'idea di noi, messa
insieme a volte anche con molta fatica nel corso degli anni, e lasciarla
andare sembra quasi voler dire che perderemo la nostra identità. In
secondo luogo molti hanno ereditato o appreso da soli una teoria secondo
la quale il cambiamento è comunque dannoso, quasi che la felicità si
possa raggiungere solo nella staticità. Purtroppo però, facendo questo,
contraddicono il primo principio fondamentale della vita, e cioè il
MOVIMENTO. Se ci fosse staticità infatti ci sarebbe morte, mentre la
vita rinnova continuamente se stessa attraverso il cambiamento.
Imparare
a gestire un cambiamento, anche molto radicale, nella nostra vita,
passa da una tappa obbligata. Aumentare la propria consapevolezza e
l'autoconsapevolezza di cui siamo in possesso, cioè sapere cosa sta
esattamente accadendo fuori e dentro di noi senza lasciarsi fuorviare
da emozioni, ricordi, aspettative e desideri.
Quali sono le difficoltà maggiori nel fare questo?
Superare il mormorio incessante dei pensieri attraverso l'osservazione.
ASCOLTO,
ASCOLTO, ASCOLTO, di se stessi, delle proprie emozioni, dei propri
pensieri, senza resistere, ma diventando osservatori esterni di tutto
ciò che avviene è un utilissimo mezzo per aumentare la consapevolezza, e
l'autoconsapevolezza e per renderci LIBERI, perchè ABBIAMO SEMPRE IL
CONTROLLO SU CIO' DI CUI SIAMO CONSAPEVOLI, MENTRE CIO' DI CUI NON SIAMO
CONSAPEVOLI CI CONTROLLA.
Ogni volta che fate qualcosa,
cominciate a portare la vostra attenzione su quella cosa. Chiedetevi
esattamente cosa state facendo, toccando, sentendo, provando, gustando,
pensando.
Vivete ogni momento con più presenza.
OSSERVARE, PERCEPIRE, ASCOLTARE vi consentiranno di mappare la realtà del vostro QUI ed ORA e vi apriranno al cambiamento.
Ogni
volta che ci troviamo a "rivivere qualcosa" come se stessimo seguendo
un cannovaccio che ci imprigiona, ogni volta che ci sembra di non
riuscire a uscire da un determinato schema di azione, ogni volta che
vogliamo operare un cambiamento consapevole nella nostra vita, nel
nostro modo di agire, dobbiamo prima di tutto RICONOSCERE CHE E' IN ATTO
UN COMPORTAMENTO, poi ACCETTARE CHE SI TRATTA DI UNA REAZIONE
CONDIZIONATA e infine ESSERE DISPOSTI A LASCIARE ANDARE QUEL DETERMINATO
COMPORTAMENTO, verificando quali sono le ombre, le zone comode, i
vantaggi secondari che lo stesso ci consente di mantenere....
Se
sapremo fare questo, se sapremo portare luce nelle nostre aree più buie
allora nulla ci impedirà di ABBANDONARE CONSAPEVOLMENTE IL
CONDIZIONAMENTO O L'ABITUDINE DANNOSI E VIVERE LIBERI DI ESPRIMERE
FINALMENTE IL NOSTRO VERO IO.
Con l'articolo di oggi il blog chiude per ferie.
Grazie a tutti coloro che mi leggono, che sono qui per la prima volta, che pensano già di tornare per scoprire le novità di Gennaio.
Nel frattempo Buon Natale e Felice Anno Nuovo e se le feste vi fanno venire l'orticaria magari vi servirà leggere questo altro articolo:
http://eft-veneto.blogspot.it/2013/12/appunti-rapidi-per-sopravvivere-alle.html
Arrivederci al 10 gennaio 2015.
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