Sara è una ragazza con begli occhi azzurri, un aspetto
piuttosto carino e che ispira simpatia. A un primo sguardo pare una ragazzina,
anche se ha quasi 40 anni. Quando viene da me mi dice che sta prendendo una
miscela di fiori di Bach per la fine di una storia, che ha deciso di
interrompere lei dopo due anni e mezzo, in quanto non aveva futuro. Sta
assumendo Star of Bethlem per il trauma, Willow perche le è uscito un herpes
sul labbro, sintomo di rabbia trattenuta (che mi dice essere rivolta verso se
stessa), Crab Apple perché afferma di non piacersi, Pine per il senso di colpa,
Sweet Chesnut per incoraggiare la propria trasformazione e Wild Oat per trovare
la propria strada nella vita.
Mi racconta di aver interrotto la propria relazione perché
il suo compagno era un uomo sposato. Dice che si sono dati molto e lei ha
investito parecchio nella storia, ma sta per compiere 40 anni e si è resa conto
di non avere nulla, niente compagno (da poter chiamare tale), niente casa,
niente figli, non un lavoro stabile e nessuna prospettiva certa. “A parte nome
e cognome, a volte non so nemmeno chi sono.”
Le chiedo come la fa sentire quello che mi ha appena detto.
Mi risponde che sente un magone, la sensazione di non sapere
da che parte andare. Cosa farà e come lo farà le appaiono un’incognita.
Partiamo con un giro su questo:
Anche se ho un magone, all’idea di non sapere da che parte
andare…
Anche se non so cosa fare e come potrò farlo…
Anche se sto vivendo un momento di sospensione….
Dopo questi primi giri chiedo a Sara cosa le manca.
Mi risponde che le manca la sicurezza in se stessa perché
non accetta di essere cambiata, di aver preso peso, di vedere nello specchio
che i vestiti “la strizzano”. Aggiunge che perfino i pigiami che le stavano
molto larghi le stanno tutti stretti.
Facciamo altri giri:
Anche se mi vedo grassa e non accetto che i vestiti mi
strizzano…
Anche se nessun uomo potrà più interessarsi a me, perché io
non mi accetto, figurarsi qualcun altro, così strizzata nei vestiti…
Anche se non mi amo e non mi accetto per niente
Aggiungo un po’ di provocazione dicendole che a me risulta
che gli uomini i vestiti li vogliano togliere….
Sara si mette a ridere e dice “Si, ma a vedermi strizzata
nei vestiti rinunciano”
Le chiedo come va dopo questi giri.
Risponde che due anni fa stava molto bene ma ora è
arrabbiata con se stessa..
Picchiettiamo:
Anche se sono arrabbiata con me stessa….
Mentre picchietta le chiedo per cosa in particolare e mi
risponde che è arrabbiata con sé perché non ha concluso nulla, bensì ha fatto
tutte le “sciocchezze” che non voleva fare, comprese quelle che avevano già
fatto i suoi genitori e che non voleva assolutamente ripetere.
La faccio picchiettare:
Anche se sono così fedele alla famiglia che ho fatto i loro
stessi sbagli, così ho mostrato loro, e anche a me stessa che non sbagliano
solo loro, e posso capirli…
Anche se è colpa loro, che potevano insegnarmi meglio..
Sara si rilassa molto.
Mi dice che effettivamente l’ultima frase la fa sentire
meglio, che pensa davvero di non avere avuto buoni esempi, perché la madre è
stata per venti anni l’amante di un uomo sposato e il padre ha lasciato la
famiglia per un’altra donna…
Le do il là:
Anche se sono troppo figlia…
Sara mi corregge e aggiunge che si è sempre sentita tanto
madre dei suoi, che fra l’altro, essendo lei la prima figlia, riponevano su di
lei tutte le loro aspettative e volevano che non facesse i loro stessi errori.
Andiamo avanti:
Anche se i miei genitori avevano su di me così tante
aspettative che non c’era gusto, a essere migliore di loro…e farli contenti… e
così ho scelto di fargliela pagare…
Sara fa un sospiro enorme..
Mi dice “NON MI SONO ESPRESSA! - Mia madre soprattutto aveva
aspettative, ma la verità è che in una casa ero in un modo e non andava bene,
poi andavo a casa di papà, cercavo di essere diversa e mi dicevano che non
andava bene, nessuno mi accettava com’ero…Ho avuto paura di esprimermi.”
Le suggerisco un nuovo giro:
Anche se con me facevano il tiro alla fune… e non andavo mai
bene com’ero….
Sara sorride – “Ma sai che hai proprio ragione, è così che
mi sentivo!”
Le chiedo di chiudere gli occhi e di immaginare un foglio
bianco.
Continuando a picchiettare i punti delle dita le chiedo di
immaginare che disegno potrebbe esserci sul foglio se dovesse essere
un’immagine che rappresenti la sua situazione attuale.
Ci pensa un po’ è dice di vedere montagne e una vallata con
un sentiero aperto e diritto.
Le chiedo come la fa sentire l’immagine.
Mi risponde che la fa stare bene, là fuori c’è un mondo
tutto da esplorare.
Finiamo con un giro di EFT generativa:
Mi apro alla possibilità si accogliere qualunque cosa sia
utile per me ora, scelgo di accogliere nuove esperienze, se è questo che va
bene per me….
E ancora:
Scelgo di amarmi, accetto di amarmi, mi apro alla
possibilità di amarmi, mi concedo di amarmi, voglio amarmi…
Scelgo l’amore, scelgo
la gioia, scelgo la vita, scelgo il benessere, scelgo ciò che la vita mi
offre…
Lascio aperte le porte per accogliere tutto ciò che può
arrivare.
Quando picchietta l’ultima frase Sara fa un altro sospiro e
il suo viso cambia. Prima fa una smorfia che è quasi di dolore, poi si
illumina….
“Che bello, che bello, grazie, sento che è tutto cambiato e
che ho messo ordine.”
Ci salutiamo e Sara dice che continuerà con EFT e i fiori di
Bach.
Picchiettare le ha consentito di mettere le cose in
prospettiva, di capire da cosa sono derivate molte delle sue scelte di vita e
come il suo rapporto con la famiglia di origine aveva finito per condizionare
la sua vita.
Quando esce dal mio studio Sara ha con se nuova forza e
nuova consapevolezza, e si incammina con entrambe lungo il nuovo “sentiero” che
ha davanti, aperta a qualunque cosa la vita le riservi.
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