sabato 4 ottobre 2014

Tecniche energetiche per superare il senso di vuoto dopo un lutto.



fonte immagine: web


Moira ha 55 anni. La madre, cui era molto legata, è morta il mese scorso.

Mi telefona per fare una sessione perchè, passato il periodo in cui tutti, amici e familiari, le sono stati vicini dopo il lutto, comincia a temere la solitudine e “i buchi nelle giornate”, come li chiama lei.

Le chiedo come si sente, cosa prova.

Mi risponde che le mancano soprattutto le chiamate che faceva alla mamma, mattina e sera, per sentirla e per raccontarsi la giornata. Ora tutti i familiari stanno pian piano tornando alle loro vite e lei percepisce ancora di più questi momenti vuoti.

Le chiedo di pensare alla sua vita attuale e a questi “buchi” nelle sue giornate e di dirmi quale emozione prova.

Mi risponde che prova paura e che comincia a mancarle il respiro.

Le chiedo di picchiettare e restare in contatto con questa emozione e questa sensazione fisica che prova.

Mi dice che si chiede se, ora che è morta la madre, potrà farcela ad affrontare la vita.

Decido di utilizzare un approccio metaforico attraverso una visualizzazione guidata, le domando di chiudere gli occhi e di immaginare che dalle sue gambe e dai suoi piedi partano delle radici che entrano nel suolo, dove possono ricevere nutrimento.
Sempre picchiettando Moira mi risponde che non ce la fa proprio. Vede appena appena degli abbozzi di germoglietti, ma non arrivano a terra.
Mi dice che lei è solo una piantina appena abbozzata.

Le faccio ripetere:
Anche se in me c’è la convinzione di essere solo una piantina appena germogliata, recupero tutta la mia energia legata ad essa e la riallineo al mio centro.

Moira continua a picchiettare e dopo un pò mi dice che ha un terrore folle di fare degli esami clinici e scoprire un esito molto brutto (la mamma è morta di tumore).
Le viene quasi un attacco di panico al solo pensiero.
Ripete con me:
Anche se in me c’è la paura di scoprire di avere una brutta malattia recupero tutta la mia energia legata a questa idea e la riallineo al mio centro.

Moira fa un sospiro e mi dice che da sempre ha paura che succeda qualcosa  “all’improvviso”.
Le chiedo di tenere gli occhi chiusi e percorrere tutta la sua vita all’indietro alla ricerca del primo momento in cui ha sentito questa paura.
Mi risponde istintivamente che ha 10 anni.
Quando le domando cosa c’è intorno a lei mi risponde che ne ha 3, invece, e che è in una specie di colonia, dentro un lettino rosso, con le sbarrette di legno. Mi dice di vedersi dall’esterno mentre piange disperata perchè vuole la mamma. All’improvviso entra una signora e le toglie il ciuccio lasciandola ancora più disperata.

A questo punto è il caso di trattare questo ricordo doloroso, che ancora si fa sentire dopo tutti questi anni come un mondo congelato che influenza la vita di Moira.

E’ importante scioglierne quanti più aspetti, perciò applichiamo EFT INTEGRATA alla parte di Moira rimasta bloccata in quella scena, all’immagine del lettino, al ricordo della donna che le toglie il ciuccio, alla sensazione di solitudine, alla paura che succeda qualcosa all’improvviso, alla fantasia che possa sempre succedere qualcosa di brutto.

Alla fine Moira apre gli occhi stupefatta e mi dice di vedere un’altra scena: l’immagine è quella di piccole radici che spuntano dai suoi piedi, ma sono abbastanza robuste da bucare la terra.

La invito a fare ancora qualche giro di EFT sull’idea di essere piccola e indifesa e sul fatto che coloro che amano, anche se la amano, non la possono “proteggere dalla vita”.

Moira si illumina.

“ E’ vero – mi dice – la penso proprio così. Infatti quando avevo 20 anni avevo un fidanzato che mi ha lasciato anche se mi diceva che mi amava.”

Aggiunge che lei ha bisogno di qualcuno che la protegga perchè non ha coraggio...
Dato che il nostro inscontro è quasi giunto al termine, utilizzo ancora un pò di EFT su questa convinzione.

Alla fine Moira dice di sentirsi molto meglio. A questo punto si rende conto che lo schema di paura che parte in automatico quando si ritrova sola o pensa alla propria salute è dovuto non solo a molti episodi vissuti (che affronteremo uno alla volta), ma anche a meccanismi appresi dalla madre e dalla nonna, cui era molto legata.

Fissiamo un’altra seduta per togliere ancora strati e sciogliere sempre più mondi congelati, di modo che Moira possa abbandonare la modalità di reazione attuale, appresa nel passato ma non più funzionale, che le impedisce di vivere  la sua vita serena come vorrebbe.

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