domenica 31 luglio 2016

EFT: Ora siamo mamma anche noi



Questo articolo è tratto dal libro di



Emanuela Pamio e Virna Trivellato





MAMmA o non MAMmA



Piccolo diario di viaggio con E.F.T. e le tecniche energetiche per Mamme della Nuova Era






Ad essere mamma non si parte da zero nel momento stesso in cui abbiamo il bambino fuori dalla pancia, o accanto a noi nel caso di bambini adottivi, e non inizia nemmeno quando sappiamo di aspettare un bambino, o sappiamo che ci aspetta da qualche parte nel mondo.
E’ un processo iniziato con la nostra stessa storia, quella di figli.
Abbiamo un vissuto, e spesso è su quella base che ci poniamo nei rapporti coi nostri figli.
La possibilità di ascoltare le nostre sensazioni, la possibilità di capire cosa vuol dire protezione, vicinanza, affetto, l’abbiamo in qualche modo imparata, vivendo il modo in cui si comportavano con noi, non solo i genitori, ma tutti gli adulti di riferimento.
L’abbiamo imparato “a pelle” e quindi non in modo razionale…
Se qualcosa ci è mancato, è andato male, è “a pelle” che deve essere integrato, e la cosa spesso si presenta difficile, perché non basta “capirlo”, deve proprio essere sostituito lo schema mentale, con nuove esperienze e sensazioni positive.
I nostri figli, facendoci inconsciamente da specchio, spesso si trovano a traghettarci nelle situazioni da cui noi vorremmo tenerci lontani, costringendoci a rimetterci in gioco, a rivisitare le certezze che avevamo dato per scontate, a ritirare fuori vecchi disagi e sensazioni che avevamo archiviato come accettabili, ma adesso, alla luce dei fatti, ci rendiamo conto che alcune delle cose che sono state fatte a noi, a nostro figlio non le faremmo mai e quindi siamo portati a rifare i conti con il passato, il nostro.
Altre volte non siamo proprio consapevoli di quanto alcuni gesti, alcuni atteggiamenti ci hanno segnato e vorremmo fare come ci hanno abituato a fare con i bambini, il che spesso significa pensare che le proteste sono solo “capricci” da non prendere in considerazione o addirittura da ignorare e agire di conseguenza.
Probabilmente noi non ce ne ricordiamo, ma questo essere ignorati, l’essere appellati come “capricciosi”, da bambini ci ha fatto soffrire.
Col tempo è subentrata la razionalità, e si è sostituita alle nostre sensazioni.
Ora non riusciamo ad ammettere che chi si è preso cura di noi non lo ha fatto nel modo adeguato…riuscire ad ammettere che i genitori o gli adulti potessero commettere degli errori, che non abbiano messo in campo tutte le loro capacità, va a cozzare con l’immagine che ci siamo fatti di loro quando eravamo bambini.
Gli adulti erano tutto il nostro mondo, avevamo bisogno di affidarci a loro, di credere in loro, ne eravamo ammirati, sapevano tutto. Oggi, ancora, vogliamo proteggerli e proteggere noi da una realtà con cui non abbiamo fatto pace, non possiamo accettare che siano diversi da come li avremmo voluti: perfettamente in grado di rispettarci.
Spesso può essere una delusione realizzare che qualche volta “sbagliavano”.
Però fa parte del processo di crescita: per diventare adulto devi renderti conto che le persone sono semplicemente umane e fallibili.
Anche noi come genitori lo siamo, è importante ammetterlo, prima di tutto a noi stessi. Non dobbiamo ricoprire un ruolo e metterci una maschera, siamo solo l’esempio più bello che possiamo dare ai nostri figli.
Quando ce ne accorgiamo, possiamo capire che quello che i genitori hanno sbagliato, faceva parte del loro modo di essere, delle loro esperienze, delle loro convinzioni, magari del loro essere “immaturi” e “limitati” e poco aveva a che fare con l’affetto che avevano per noi.
A ben guardare la paura di non sentirsi amati dai propri genitori è qualcosa che non vorremo mai provare, una sensazione che paralizza e blocca, emotivamente parlando.
Un dolore che si cerca di non portare mai alla consapevolezza.
Perciò sdrammatizziamo la nostra infanzia, ci ridiamo su, prendiamo le distanze, non è facile ammettere che alcuni comportamenti dei nostri genitori possono averci fatto sentire non amati. Non è facile ammettere che ci sono ancora cose che non abbiamo perdonate, e altre che non perdoniamo a noi stessi.
Ma in ogni caso spesso, una volta divenuti genitori, iniziamo a ripetere con i nostri figli gli stessi atteggiamenti che da bambini avevamo detestato, ci si atteggia con loro nei modi svalutanti che hanno usato con noi….
Ecco che magari ci troviamo di fronte un “testone che non vuole mai mangiare la verdura” … e all’inizio non ci ricordiamo di quanto abbiamo odiato la verdura noi, oppure abbiamo un bambino che urla e salta, e ci siamo dimenticati quanto avremmo voluto urlare e saltare noi e vivere e mostrare ai genitori come eravamo bravi a saltare per gioire insieme della vita che cresceva in noi.
In modo del tutto inconsapevole ripetiamo gli insegnamenti che abbiamo appreso sulla cura dei figli.
Finché non ne prendiamo consapevolezza…





Che mamma sono?

A volte, quando diventiamo genitori, ci accorgiamo di quanti conti abbiamo in sospeso con l’idea di genitori che abbiamo fatto nostra, fino ad introiettare una figura congelata di nostra madre e di nostro padre...

Se avete seguito questo e-book fino qui sono certa che avrete preso dimestichezza con EFT.

Per questo vi suggerisco di mettervi comode, fare dei bei respiri profondi mentre stimolate il vostro sistema energetico e osservarvi.

Dove è vostra madre nel vostro spazio personale?
Come sapete che è lì?
La vedete, la sentite, la percepite?
Se portate l’attenzione proprio a quel punto che cosa emerge?
Quali ricordi, convinzioni, fantasie?
Potete fare abbondante EFT su tutto ciò che emerge.
Anche la fantasia che avremmo dovuto avere una madre perfetta…
Anche, se c’è, sulla fantasia che non saremo mai perfette come nostra madre…

Lo stesso tipo di lavoro lo potete fare con la figura di vostro padre.

(Lo stesso tipo di esercizio lo potete fare anche se siete un papà, che siccome ha visto tutti i bellissimi cambiamenti che questo e-book ha permesso a vostra moglie di fare, lo ha preso in prestito per un pochino J.)
Aggiungo alcune frasi che potete usare come frasi di partenza per altri giri:
Anche se non sono sicura di sapere come si cresce un figlio...
Mi sa che i miei non ci sapevano proprio fare, se no non sarei così insicura...
Anche se penso ancora che i miei con me abbiano sbagliato....
o al contrario...
anche se penso che i miei fossero perfetti, e io non sarò mai così brava/o con i miei figli....
Anche se penso che i capricci di mia figlia siano perfettamente inutili e non riesco a tollerarli.
Anche se mi sento ancora profondamente delusa per come i miei genitori mi trattavano quando ero piccola, e continuo a reagire a questa sensazione, mi allineo al mio qui e ora...
Anche se a volte vorrei essere perfetto, mi apro alla possibilità di andare bene così come sono...
Accidenti, non sarò mai un genitore perfetto, che cosa ho fatto?
Forse, ma solo forse, posso aprirmi alla possibilità di essere umano e di poter sbagliare...
Ancora oggi non mi sento amato dai miei, ma mi apro alla possibilità di comprendere che hanno fatto e fanno il meglio che possono
Mi sa che sono esattamente come mia madre…. proprio quello che volevo evitare....
Si ma mio figlio non vuole mangiare la verdura e io.......lasciate emergere quello che viene, pensieri, immagini. ecc. Terminate la frase voi.
Oppure chiedetevi: Quando mio figlio non mi ascolta, fa i capricci, non mangia le verdure, non fa i compiti (e chi più ne ha più ne metta a seconda dell’età del bimbo), che cosa succede in me?
Un altro esercizio consiste nel prendere una idea, ad esempio la convinzione che vostro figlio DEVE fare una cosa e provare ad espanderla nell’universo, prima potete visualizzarlo come un palloncino e poi immaginare che si gonfi e si gonfi fino ai confini dell’universo.
Come state dopo averlo fatto? Cosa è emerso? Che ne è della convinzione?


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