Questo articolo è tratto dal libro di
Emanuela Pamio e Virna Trivellato
MAMmA o non MAMmA
Piccolo diario di viaggio con E.F.T. e le
tecniche energetiche per Mamme della Nuova Era
Il nostro bimbo comincia a muoversi
da solo, comincia a fare i suoi primi spostamenti, gattona o già cammina, e ci
accorgiamo che la nostra casa non è esattamente a misura sua.
Oggetti fragili, scalini alti,
sportelli apribili.
Se non vogliamo passare tutto il
giorno con gli occhi fissi sulle sue manine (e ancora non basta) dobbiamo
correre ai ripari.
E’ meglio di un ispettore sulla
sicurezza, riesce a scovare la più piccola falla del nostro sistema anti-danno.
Perciò perché non approfittarne?
Ogni tanto è bene fare un giro con
lui per verificare.
Ma non potrà essere un continuo
“no”, “attento”, “ti fai male”, “questo non si fa”, perché anche il Dalai Lama
potrebbe avere una crisi di nervi, con questo atteggiamento, figuriamoci nostro
figlio.
Entrano in ballo nuovi limiti che
dobbiamo scoprire.
Dobbiamo conciliare il nostro
bisogno di sicurezza, di ordine, di pulizia, con il suo sacrosanto bisogno di
scoprire il mondo intorno a sé.
Apro una piccola parentesi sul
bisogno del bambino di esplorare:
È la sua preparazione alla
vita.
Noi conosciamo il sapore della
terra, dei sassi, e sappiamo prevedere cosa ci succederà se cadiamo, perché ne
abbiamo fatto esperienza da piccoli. E’ un passaggio fondamentale, il cervello
amplia i suoi collegamenti e il bambino sente che questo ora è il suo lavoro, e
pensa che anche noi siamo d’accordo.
Non sa che noi siamo passati
attraverso la “disciplina”, “l’autocontrollo” e che quindi non
sappiamo come rapportarci con un piccolo “terremoto” … non sa che prima di
avere un bambino abbiamo avuto in regalo dalla società, un corredo di luoghi
comuni sul “non viziarlo”, non fargli fare i “capricci” e “farlo rigare
dritto”.
E ci si comincia a domandare se
siamo noi che siamo inefficaci, se il nostro metodo non sta funzionando, se
dobbiamo trovare un altro metodo.
Le librerie abbondano di manuali
sulla giusta disciplina, a volte contengono spunti interessanti, a volte sono
lontani anni luce dal nostro sentire. Cominciamo a credere che ci sia davvero
un metodo giusto, solo che non è il nostro.
A poco a poco comincia a farsi
strada la rabbia per non riuscire a capire il nostro bambino, per non riuscire
a fermarlo prima che distrugga tutta la casa.
Se abbiamo imparato che “una pacca
sul sederino, quando ci vuole ci vuole” arriveremo anche a quello, probabilmente
però ci accorgeremo che non ci dà un senso di benessere, nostro figlio è
triste, noi siamo tristi…non è davvero un bel traguardo e un buon modo per
stare assieme.
Gli abbiamo insegnato che si può
usare la forza per mortificare l’altro, per toccare il suo corpo facendo male…direi
che non è un bel risultato come educatori.
La questione fondamentale è che
semplicemente NON C’E UN METODO.
Il rapporto con i nostri figli non
può che essere il frutto di una convivenza tra due persone…una delle quali è
senza esperienza, e l’altra, essendo più adulta dovrebbe averne.
La più adulta dovrebbe fare da
guida, e delimitare gli “spazi” (non solo fisici) entro cui il bambino può
liberamente muoversi.
Focalizzando ora il discorso su un solo
punto e cioè le capacità dei bambini, voglio ricordarvi che i bambini si
allenano, a volte sono maldestri, a volte sembra che abbiano fretta, a volte
sono pigri, qualche volta sembra che facciano apposta a centrare ogni spigolo…
non ce ne sono due di uguali in quanto a tempi e modalità di fare esperienza.
Però piano piano affinano le loro
capacità. Allora non ci resta altro che guardarli, osservarli per capire il
grado di attenzione che mettono nelle loro manipolazioni e in caso di pericolo fermarli.
Allora nel periodo in cui lanciano
tutto (prima o poi tutti la passano questa fase) non darò a mio figlio il
vasetto di vetro, nemmeno se piange, a meno che io non mi voglia disfare di
quel cimelio giurassico che la già menzionata zia Abelarda ci ha donato per il
matrimonio tirandolo fuori dall’eredità del dopoguerra.
Ma nel momento in cui quella fase è
passata, è possibile, se lui vede l’oggetto e lo indica, darglielo, facendogli
vedere che lo maneggiamo delicatamente, quando lui è seduto, magari per terra
su un tappeto, con noi accanto, in modo che possa sfogare la sua curiosità, e
che noi possiamo avere il nostro bisogno di sicurezza.
Se diamo un oggetto in mano sua,
dobbiamo essere pronti a vederlo rotto, se non siamo disposti a questo, allora
non glielo diamo e se possibile non glielo facciamo neanche vedere.
Ovvero non si deve verificare che
ci si arrabbi perché si è rotto e lui è colpevole perché stiamo gettando tutta
la responsabilità su di lui, di una situazione che abbiamo contribuito a creare.
Non è che lui non abbia sbagliato a
far cadere l’oggetto, ma abbiamo sbagliato noi a monte, a fare in modo che lui
potesse raggiungerlo o averlo tra le mani.
La reazione non sarà di rabbia, ma
bisogna far emergere i sentimenti che la rabbia copre: l’essere dispiaciuti,
intristiti, e quello che ci viene.
Dopodichè è importante trovare un
modo per vedere se l’oggetto si può riparare e lasciare se possibile che anche
il bimbo ci aiuti, anche solo con la presenza.
I bambini imitano e attraverso
l’imitazione crescono le loro esperienze, perciò è molto probabile che vorranno
usare gli stessi oggetti che usiamo noi.
Ci sono un sacco di giocattoli sostituti
di telefoni, computer, robot da cucina, aspirapolveri… ma spesso non danno la
stessa soddisfazione di quello vero. In ogni caso si può tentare l’acquisto di
questi giochi, ma spesso è meglio recuperare qualche oggetto rotto o vecchio da
usare solo per lui.
Ci sono quindi nuove frontiere da
esplorare, nostro figlio ci porta, con il suo bisogno di conoscere il mondo, a
rivedere i limiti che ci hanno imposto i nostri genitori.
A volte possono essere stati dei
limiti che noi abbiamo sentito come ingiusti, e probabilmente lo erano, perché
creati apposta sulla nostra persona, e non seguiti anche dagli altri adulti
attorno. A volte potevano essere limiti giusti, ma bisogna anche mettere in
conto il bisogno di poter almeno in parte capire e vedere le conseguenze,
necessario per registrare adeguatamente l’esperienza fatta.
Vedere il bambino che abbiamo di
fronte, osservare il suo bisogno di capire e di esplorare ci può aiutare a
capire cosa ne pensiamo davvero di quella situazione, quando davvero è
necessario fermarla, o quando è possibile portarla per vie più sicure. Ma di
questo, anche noi dobbiamo necessariamente fare esperienza assieme a lui.
I limiti sono il risultato di un
processo di analisi immediata della situazione e della nostra accettazione che
ci portano a capire quando stiamo “sopportando troppo”, non quando il
bimbo “sta esagerando”.
La differenza sta’ in chi si prende
la responsabilità della relazione, e tra adulto e bambino la responsabilità è
necessariamente dell’adulto.
Si crea una connessione, una
complicità di protezione che porta il bimbo ad ascoltarci perché sente che
siamo lì per aiutarlo e non per intralciare tutti i suoi piani di conquista del
mondo.
E.F.T.
per momenti di piccola esplorazione
Wow, è arrivato il momento in cui
nostro figlio non è più solo un bel Cicciobello che fa pipi e pupù e sorride
nella culletta.
Sono arrivati gli UNNI, ergo, la
casa è in pericolo e nostro figlio pure...
Cosa può fare per noi EFT?
Può aiutarci a gestire le nostre
emozioni quando assistiamo alle sue esplorazioni...
Ecco alcune frasi:
Ho bisogno di pulizia…. E questa
piccola scimmietta sporca dappertutto....
Non mi sento a mio agio con mio
figlio che tocca tutto in tutta la casa, osservo questo disagio e lo accolgo…
E se lo vizio?
Sembra che tutti abbiano figli
tranquilli tranne me. Forse sono io che sono sbagliata.
Non so proprio cosa fare...
Anche se mi fa una rabbia, ma una
rabbia, non riuscire a dargli un’educazione, ma ci sarà un momento che la
smette di spaccare tutto?
Ho dato uno schiaffo a mio figlio,
e mi sento uno schifo...
Non ho dato uno schiaffo a mio
figlio, e mi sento uno schifo...
E se esplorando casa si fa male?
Non posso sopportare che si faccia
male.
Osserviamoci: cosa suscita in noi
il fatto che nostro figlio è libero di scorrazzare per casa?
Sentiamo la responsabilità di ogni
suo passo?
Riusciamo a provare gioia per le
sue scoperte o è maggiore la paura che capiti qualcosa a lui o alle “nostre”
cose?
Anche se sono convinta che mio
figlio sia troppo vivace e sicuramente potrebbe farsi male, recupero tutta la
mia energia da questa fantasia e la riallineo al mio centro.
Anche se quando ero piccola ero
così limitata che ora lascio che mio figlio faccia tutto, ma non sempre mi
sento bene in questo, osservo cosa emerge in me ed esso cambia mentre lo
osservo.
Non so dare dei limiti a mio
figlio, sa solo gattonare eppure io ho paura di dispiacerlo o mortificarlo…
Che cosa provo mentre mio figlio
cresce e allarga i suoi limiti?
Che limiti impongo a lui? Che
limiti impongo a me stessa?
Che cosa ricordo di quando
imponevano limiti a me?
Che cosa penso che possa succedere
se supera i suoi limiti?
A che cosa o a chi sto reagendo
quando sento che devo mantenere il controllo delle cose?
Applicate eft su tutto ciò che vi
crea disagio.
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