giovedì 14 novembre 2013

Eft e le nostre gabbie


Due settimane fa, trattando una cliente con eft, ho deciso di utilizzare il "metodo del disegno". Mi riprometto di raccontarvi nel dettaglio la sessione che abbiamo condiviso la prossima settimana, ma per ora la riassumo.

Ho chiesto alla persona, che chiamerò per privacy Lucia, di immaginare di essere una pittrice e di voler rappresentare sulla tela il proprio disagio/problema. 
(Se decidete di provarci sappiate che non è fondamentale che voi, o chi avete davanti e state conducendo in una sessione, siate bravi a disegnare oppure no, ma certo l'esercizio riesce molto meglio quando chi lo fa è una persona "visiva".)
Appena le ho suggerito di immaginare di poter disegnare su una tela la situazione che le creava disagio in quel momento, Lucia ha subito visualizzato un bell'uccellino, "soffocato" dentro un confortevole nido e con ali a metà...
Dopo una serie di giri di EFT su questa immagine e su tutto ciò che rappresentava per lei, Lucia ha commentato che finalmente vedeva l'uccellino con tutte le ali aperte. L'uccellino era ovviamente lei. Infine ha visualizzato anche l'immagine di un angelo e ha sentito di avere ritrovato la forza per volare.


A sessione finita mi è tornato in mente questo articolo che avevo scritto lo scorso anno, dopo un'esperienza con altri "uccellini" in gabbia:


Domenica scorsa ho tenuto un corso base di EFT e mentre picchiettavo con una volontaria su un disagio fisico sono emerse alcune convinzioni limitanti, piuttosto comuni, che le sono infinitamente grata per avermi mostrate.

Tutto quello di cui parlavamo mi ha fatto tornare alla mente un episodio di questa estate.
Eravamo fuori dalla casa di mia sorella e stavamo per partire per le ferie.Davanti alla casa dei vicini, già partiti a loro volta per le vacanze, c’era una comune gabbietta con dentro un grazioso uccellino tutto colorato.La cosa strana è che si sentiva un canto molto melodioso e continuato provenire da qualche altra parte. Dopo un po’ la nostra attenzione è stata attirata dal volo di un altro uccellino, uguale a quello dentro la gabbia.
Alla prima impressione sembrava che, prima che i suoi padroni partissero, uno dei due uccellini di loro proprietà fosse scappato e rimasto fuori esposto ai pericoli.
Abbiamo chiamato il loro telefono ed è emersa una verità diversa.
Loro avevano un solo uccellino.
Il secondo, scappato da chissà dove, aveva sentito cantare quello in gabbia e voleva assolutamente entrare dentro con lui.

Morale?

A volte si ha più paura della libertà che delle gabbie… e qualche volta, dopo essere usciti da una, non facciamo altro che cercare di entrare in un’altra simile. (adesso comunque i vicini di mia sorella hanno due uccellini ).


Ma che cosa può rappresentare una gabbia per noi?

Tutto quello che ci limita e non ci fa vivere la vita al pieno delle nostre possibilità.

E’ una “gabbia” tutto ciò che non ci permette di realizzare pienamente noi stessi.

A volte ci sono limiti fisici e oggettivi che non sembra possibile superare, ma che possono essere stimoli per vivere una vita più piena di quanto avremmo mai potuto avere senza che essi fossero presenti.

Altre volte capitano eventi anche molto forti che scombinano le carte sul tavolo della nostra esistenza, ma è anche vero che non sono mai gli eventi a fare la differenza, bensì il modo come noi decidiamo di agire nel momento in cui ci troviamo di fronte ad essi.

Molto spesso le “nostre gabbie” hanno sbarre che creiamo noi stessi con i nostri pensieri e queste sbarre sono formate di ricordi, paure, convinzioni limitanti, fantasie, energie congelate provenienti dal nostro passato e timori per ciò che potrebbe capitare o ri-capitare nel nostro futuro.

Durante la sessione tenuta domenica la ragazza di fronte a me ha raccontato che, per certi versi, le pareva di essere cresciuta in una morsa, con genitori che cercavano di limitarla in tutto, e che una volta diventata adulta aveva trovato sulla sua strada altre persone che tendevano a dirle: “ma dove vai? Ma cosa vuoi fare?.” 

Tutte queste frasi, queste parole e le idee che erano ad esse collegate le si sono quasi cucite addosso impedendole di realizzare molte aspirazioni per molto tempo.

Adesso le cose stanno gradatamente cambiando, ma quando abbiamo lavorato insieme ha ammesso che spesso ha ancora la sensazione di trovarsi in una morsa, dalla quale “scivola fuori per un po’, a volte, e nella quale poi però rientra”, quasi per non creare troppo scompiglio in se stessa e negli altri.

La stessa cosa che aveva cercato di fare l’uccellino che avevo incontrato questa estate.

Nato e cresciuto in gabbia, una volta trovata presumibilmente una porticina aperta, era stato allettato dal nuovo, ma poi, terrorizzato o anche semplicemente non abituato a tutto quello spazio aperto, aveva finito per cercare un’altra gabbia in cui rientrare, per sentirsi più al sicuro.

A questo punto una domanda sorge spontanea…. 

Come liberarsi di tante gabbie che possono limitare la nostra vita?

Come sempre ci vogliono il desiderio e la pazienza per lavorare su noi stessi e voltare il nostro sguardo all’interno, cercando sempre la nostra metà dell’equazione e eventualmente partendo da quella.

Per fare un esempio, se io mi sveglio la mattina e penso “mia mamma mi opprime, che schifo di esistenza” non sto guardando la mia metà dell’equazione, bensì ciò che esiste all’esterno di me.

Per lavorare meglio, ottenere risultati più soddisfacenti e più in fretta, posso usare una tecnica energetica come EFT o SET.

Inizialmente posso cominciare a stimolare il mio sistema energetico (se non sai come farlo c'è un e-book gratuito che puoi scaricare da questo blog) e posso chiedermi:

“come mi sento io?”
“stante l’evento x cosa provo, penso, sento nel mio corpo, nelle mie emozioni?”
“quale emozione provo in questo momento?”
“cosa vorrei che non penso di avere?”
“che disagio sto provando?”

Una volta entrati in contatto con il disagio posso poi giocare con la fantasia e farmi domande che mi aiutino a scioglierne i fili:
“se il disagio x avesse una forma e un colore, che forma e colore avrebbe?”
“se dovessi trovare un posto al disagio x, dove lo sentirei nel mio corpo?”
E così via…

 Immagine di Marta Brivitello.


Ovviamente potrò poi picchiettare su tutto quello che emerge.

Inoltre mi sento di darvi un consiglio…
La nostra vita dipende dai nostri pensieri….
Quando ci sembra di stare chiusi in una gabbia, di avere davanti una difficoltà, di vedere un “demone” che ci sbarra il cammino, invece che lottare e dare energia allo scontro, un buon modo per acquisire nuove prospettive è farsi alcune domande chiave:
“qual è l’intenzione positiva dietro questa gabbia?”
“qual è l’intento positivo di questo ostacolo?”
“cosa posso vedere di positivo dietro l’evento/fatto/limite/idea/sofferenza ecc.ecc. x?”

NON ARRENDETEVI ALLA PRIMA RISPOSTA, CHE POTREBBE ESSERE “NIENTE”…
CERCATE  SEMPRE IL POSITIVO PERCHE’ E’ SU ESSO CHE POTETE COSTRUIRE!


Come sempre buon picchiettamento!

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