immagine gentilmente concessa da Sara Stradi: http://www.lospazioblu.it/lang/It/main.html
Molto spesso, quando ci rivolgiamo ad un coach o ad un counsellor, decidiamo
di apprendere una tecnica di auto aiuto, energetica o meno, oppure iniziamo un
percorso di crescita personale lo facciamo perché desideriamo che avvenga un
cambiamento nella nostra vita.
Facciamo corsi, impariamo nuove cose, cambiamo le nostre prospettive,
arricchiamo la nostra consapevolezza, mutiamo la visione del mondo e poi,
nonostante tanti sforzi, ci sono aree della nostra vita in cui magari il
cambiamento arriva liscio liscio e altre in cui pare non giungere mai…
Certi giorni riusciamo ad essere ottimisti, certi altri facciamo finta di
nulla, altri ancora lo invochiamo come un assetato nel deserto invocherebbe
l’acqua, altri siamo proprio fiduciosi che proprio l’ultimo passo sia stato
quello buono… però a volte, magari in certi ambiti determinati, piuttosto
che in altri, ci pare che un cambiamento non debba avvenire mai e finiamo per
sentirci come se un particolare evento - lezione si dovesse ripresentare ancora
e ancora, uguale nella sua essenza a tanti altri prima, come in una lunga serie
di fotocopie, mentre noi ci troviamo a dire “di nuovo???!???!”
Facendo corsi e trattando tante persone mi sono trovata spesso di fronte a
situazioni del genere…
Persone che hanno fatto magari tantissimi passi per migliorare se stessi e
la propria condizione di vita a volte ammettono “però quella cosa lì, quella in
particolare, mica cambia, uhm, e invece come vorrei che cambiasse!”
Qualche giorno fa stavo conducendo un seminario su EFT e le fiabe, e la
fiaba scelta era “La donna scheletro”,
tratta dal libro di Clarissa Pinkola Estés “Donne
che corrono coi lupi”.
Quella storia parla dell’amore, della vita, della morte, della paura e del
coraggio e del cambiamento…
Affrontare il cambiamento ha quasi sempre a che fare con l’affrontare la
paura della “morte”.
La morte delle proprie illusioni, delle proprie abitudini, degli schemi con
cui ci siamo abituati a interpretare il mondo e che spesso utilizziamo con
tanto “orgoglio” perché definiscono ciò che siamo.
Molto spesso non riuscire a ottenere un cambiamento nella nostra vita ha a
che fare con una serie di fattori che in qualche caso, ad una prima analisi, ci
sfuggono o non teniamo nel debito conto…
Prima di tutto, a mio avviso, cambiare ha a che fare con COSA PENSIAMO DI
NOI STESSI, CHI PENSIAMO DI ESSERE.
Magari siamo persone con tutto il potenziale per essere uomini o donne
perfettamente realizzate nel lavoro, negli affari, nei rapporti sociali, ma per
qualche ragione abbiamo dentro di noi qualcosa che ci limita… per parafrasare
una mia collega “abbiamo tutta una serie di strutture e sovra strutture dentro di
noi, che magari in un certo momento ci sono state utili, per ottenere qualcosa,
o per evitare qualcosa d’altro, ma che poi ci limitano, perché le facciamo
nostre a tal punto che non pensiamo di poterci spingere più in là.” Che si
desideri chiamarli “zona comoda”, convinzioni limitanti, limiti, schemi,
retaggi, o in qualunque altro modo, spesso siamo così “affezionati” ai nostri
“indici” che difficilmente ce ne liberiamo.
Questo avviene perché tutto ciò che abbiamo messo insieme, a livello di
convinzioni, ma anche di semplici informazioni, nel corso degli anni che
abbiamo vissuto, hanno finito per definire, prima ancora che il mondo esterno,
CHI SIAMO NOI, o meglio, CHI PENSIAMO DI ESSERE…
Una mia corsista, dopo una serie di picchettamenti, mi ha detto: “Ma sai che
è vero. IO SONO ALLERGICA. Ogni primavera io comincio ad avere i sintomi
dell’allergia e le persone mi stanno tutte intorno per chiedermi: “Ma come
stai? Ma come và? Trovato qualche rimedio….??” E io beneficio delle loro
attenzioni, che se non fossi allergica non so se attirerei”.
Un’altra considerazione che mi sorge spontanea è che spesso, come ha ben
scritto Neale Donald Walsh nel suo libro “Quando tutto cambia, cambia tutto”,
moltissime persone, vorrei dire la maggior parte, considera fondamentalmente il
cambiamento come negativo, perché per una infinita serie di motivi non
riescono più a percepire che il cambiamento è il principio fondamentale della
vita…
Il succedersi delle stagioni; del giorno e della notte; il passare dalla
fase embrionale a quella fetale, e poi all’essere bambino, adolescente, adulto,
anziano; il fatto che prima siamo figli e poi faremo figli a nostra volta; il
fatto che proveniamo da una famiglia ma poi ne formiamo una nuova, fosse anche
composta solo da noi stessi; il fatto che ogni pianta prima di essere in grado
di fare frutti deve essere arrivata da un seme… ecc… ecc….. tutto nella vita ci
mette di fronte al CAMBIAMENTO…
Noi però, spesso, ci attacchiamo, ci leghiamo, ci “intestardiamo” su
qualcosa, pensiamo di poter conservare delle condizioni come immutabili, ci
attacchiamo ad una persona, ad una attività, ad una relazione, ad un hobby e
qualcuno arriva a dire “questo è tutto ciò che ho nella vita e guai a chi me lo
toglie”.
La verità è che spesso non crediamo che un cambiamento possa portare
qualcosa di buono…ABBIAMO PAURA e così, quando qualcosa non funziona, piuttosto
che cambiare, preferiamo investire ogni nostra forza per cercare di mantenere
lo stato delle cose ad ogni costo, magari ricorrendo a “soluzioni estreme” come
“fare di più di qualcosa”, (ad esempio se un fidanzamento non và spesso si
pensa che sposandosi le cose miglioreranno J), oppure ci viene
l’idea di tornare ad una condizione precedente, perché almeno la conosciamo
(magari proviamo un nuovo lavoro, non funziona, allora torniamo a fare un
lavoro che non amiamo ma che ci da sicurezza, piuttosto che provare a metterci
in gioco con una attività ancora diversa).
Leggendo “La donna scheletro”,
il concetto della morte, della ciclicità della vita, del cambiamento sono
emersi davvero in maniera forte..
La Estés scrive che “Ci hanno insegnato che la morte è sempre seguita ancora
dalla morte. Non è così: la morte tiene sempre in incubazione una nuova vita,
anche quando la propria esistenza è arrivata all’osso.”
Ecco allora che mi permetto di prelevare, in qualche caso lievemente
modificate, alcune domande presenti nel commento alla storia, e vi suggerisco
di porvele, quando siete in una fase in cui desiderate fortemente un
cambiamento, ma il cambiamento tarda ad arrivare…utilizzando SET come supporto.
Prendete carta e penna per appuntare tutto quello che emergerà.
Cercate un luogo in cui potete stare tranquilli e ritagliatevi almeno un’ora
di tempo…
Iniziate a picchiettare e chiedetevi:
A CHE COSA DEVO DARE PIU’ MORTE OGGI, PER GENERARE PIU’ VITA?
CHE COSA SO CHE DOVREBBE MORIRE MA ESITO A PERMETTERLO?
CHE COSA DEVE MORIRE IN ME PERCHE’ POSSA CAMBIARE (questa situazione –
circostanza – dinamica possa cambiare)?
CHE COSA DOVREBBE MORIRE OGGI?
CHE COSA DOVREBBE VIVERE?
A QUALE VITA TEMO DI DARE LA NASCITA?
E SE NON ORA, QUANDO??
Ovviamente poi potete (e io lo consiglio vivamente) fare EFT su ogni cosa
che è emersa, partendo da quella che per voi sembra più importante, o che ha
comunque più carica in una scala di valutazione da 0 a 10.
Buona consapevolezza, buona picchettamento, e buon cambiamento a tutti.
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