venerdì 11 settembre 2020

EFT PER VINCERE LA PAURA del COVID - IL RITORNO A SCUOLA



fonte immagine: il film "L'Attimo fuggente"


 di Tiziana Manca Gherrino Alessi


VINCERE LA PAURA

Inizio l’anno scolastico il 31 agosto, riunione organizzativa per dare una logistica ad un anno che inizia come un’incognita.

Facciamo un giro per controllare che i banchi siano messi in ordine corretto, a distanza tale da consentire agli studenti di essere ad un metro “buccale”, come dice il decreto.

Alcuni ragazzi ci sono già, stanno frequentando i corsi di recupero, l’insegnante di matematica spiega.

Metto dentro la testa con i colleghi e vedo una ragazzina seduta sul suo banco, da sola e a distanza dagli altri, che appena ci vede si schiaccia letteralmente sul muro vicino a cui è seduta, sgranando gli occhi.

All’ inizio non capisco e le dico scherzando:” Tesoro cos’hai? Non avrai mica paura del prof o della matematica, dai, che è il primo giorno!”

Uso la voce in tono scherzoso, ho la mascherina e magari non mi sente penso, e anche i miei occhi si sforzano di sorridere.

Ma lei non sorride, non ride per niente, anzi, strizza gli occhi e se stessa sempre di più al muro e dice :” No no, non è del prof, e neanche della matematica che ho paura.” Fa una pausa, deglutisce, non guarda né me né i suoi compagni, è chiusa dentro se stessa. “E’ del co... che ho paura”.

Non rispondo stavolta, auguro buon lavoro e me ne vado, ma ho capito. Ho capito una cosa importante. Ho capito che ruolo possiamo avere noi adulti verso questi ragazzi, figli, studenti.

Il nostro ruolo è fare gli adulti. Un adulto è colui che rincuora i bimbi che hanno paura del buio, dei rumori quando sono piccoli, e via via che crescono, sono le rocce a cui attaccarsi quando si perde l’equilibrio.

Il nostro ruolo è riprendere il contatto con i ragazzi, con le loro menti e i loro cuori, attraverso la “normalità” della scuola e della vita. Anche con le mascherine. Anche con le visiere. Perché la vita è socialità, è contatto, anche se solo visivo, ma è contatto.

Perché la vita è viva. E noi siamo vivi. Se siamo qui a raccontarlo siamo vivi.

Una signora di 95 anni mi ha detto:” Io non capisco perché questo terrore, questo terrorizzare le persone, i bambini, i giovani. Noi durante la seconda guerra mondiale uscivamo durante i bombardamenti, e andavamo a ballare. Sapevamo che saremmo potuti morire, ma uscivamo e cercavamo di comportarci normalmente, cosa avremmo dovuto fare? Se fossimo rimasti in casa, una bomba sarebbe potuta esplodere sulla casa. Oppure per strada, magari avrebbe potuto colpirci il proiettile di un cecchino. O altro…ma sono ancora qui che lo racconto, quindi. Non abbiate paura, e se vedete qualcuno che ce l’ha, non ditegli di non averne, fareste peggio. Fategli fare altro, qualcosa che gli faccia piacere, che lo faccia ridere!”

Buon Anno Scolastico a tutti noi!


Tiziana

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EFT PER VINCERE LA PAURA del COVID - IL RITORNO A SCUOLA

di Virna Trivellato

Dopo mesi di panico e confusione, senza avere ben chiaro cosa ci aspetta dopo che avremo ripreso, la scuola è alle porte.

Nella maggior parte degli istituti mancano appena 3 giorni per il riavvio del nuovo anno scolastico

Ma le emozioni in gioco possono essere tante.

Certo ci sono anche quelle belle come l'emozione del ritorno ad una vita che forse potrebbe sembrare un pò più normale di quella vissuta negli ultimi mesi, nonostante l'attenzione vada tenuta alta e gli ausili per la prevenzione del contagio ci ricordino che con il virus non si può scherzare, anche se per alleggerire la questione certamente se ne può scherzare...

Però ci sono anche quelle dense, come la paura...

E che si sia genitori, professori, ausiliari, presidi, o studenti, insomma, qualunque siano il ruolo e l'età, trovarsi a tu per tu con la paura non è semplice.

Abbiamo paura di tornare alla normalità, abbiamo paura che non ritorneremo mai alla normalità, abbiamo paura per la salute nostra e dei nostri cari, abbiamo paura per le condizioni economiche, nostre e dei nostri cari, abbiamo paura per la perdita di libertà, abbiamo paura di perdere più di quel che sentiamo già di aver perso, abbiamo paura e in ciascuno, a seconda dell'età e dei vissuti personali, questa paura può avere o assumere di giorno in giorno delle sfumature diverse e mescolarsi con diverse altre emozioni: lutto, tristezza, rabbia, dolore, ecc. ecc.

Se sei un adulto, la prima cosa che puoi fare per te è accettare quello che c’è, ricollegarti alle tue emozioni, accettare la paura che senti e come la senti.
Evitare di sentire e fare di tutto per distrarti da ciò che provi infatti ti scollega da te stesso e non ti permette di trasformare ed elaborare le tue emozioni, accoglierle invece crea il giusto spazio per affrontarle e andare oltre!
Però è vero che anche questo può fare paura, può darsi che tu non sia abituato a sentire, a restare in contatto con le tue emozioni, può essere che ti sia abituato a giudicarti per ciò che provi, a indossare una maschera di forza, a cercare di controllare tutto, a ricacciare indietro ciò che provi perché ti sembra sbagliato provarlo...

Inizia dal prendere contatto con la tua eventuale difficoltà a lasciar spazio alle emozioni, e comincia a riconoscere cosa si muove in te.

Provo paura?
Di che cosa ho paura?
Da dove arriva questa paura?
Quale altra emozione sto provando?
Dove sento la paura nel corpo?
Dove sento l’altra emozione nel corpo?


Focalizza la paura, fai un bel respiro e ripeti:

Rilascio ogni attaccamento emotivo a questa paura e alla sua causa profonda

Focalizza ogni altra emozione, fai un bel respiro e ripeti:

Rilascio ogni attaccamento emotivo a questa emozione e alla sua causa profonda.

E se sei un genitore, un educatore, un insegnante, o qualcuno che per qualunque ragione segue o guida un giovane, un fanciullo o un bambino aiuta anche lui o lei a fare lo stesso, a riconoscere le proprie emozioni, a riconoscere la paura, a darle un nome, una forma.

Usa gli strumenti a tua disposizione, ma soprattutto apri gli occhi, le orecchie e il cuore e crea uno spazio sacro dove potete comunicare da cuore a cuore. Anche con le mascherine è possibile. Anche con le visiere è possibile.

E ricorda:

Puoi sempre aiutare un bambino a divenire consapevole di quello che prova e puoi farlo facendolo disegnare, o dipingere, raccontare, scrivere, creare.
Puoi aiutarlo a fare un gioco dove le emozioni hanno un nome, una voce, e dicono quello che magari il piccolo non sa bene come esprimere.
Puoi insegnargli il gioco del picchietto e farlo con lui...

Se ti fa piacere puoi anche scaricare questa storia che ho scritto tanto tempo fa:


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